Su RaiUno domenica 12 lunedì 13 febbraio in prima serata
«Sotto la bandiera si ruba meglio!». Ma quanto è attuale, sull’onda del malcostume che sciaborda nel nostro Parlamento, la frase pronunciata nel 1864 da Ninco Nanco quando ricevette la giubba da garibaldino che lo trasformerà da brigante a combattente per l’unità d’Italia. È uno dei tanti malviventi dell’epoca che danno vita alla miniserie Il generale dei briganti diretta da Paolo Poeti che RaiUno propone domenica 12 e lunedì 13 febbraio, protagonista Daniele Liotti con Fabio Troiano, Massimo Dapporto, Raffaella Rea, Christiane Filangieri, Massimo Bonetti, dedicata alla leggendaria figura di Carmine Crocco, povero pastore lucano che aiutò i garibaldini a liberare la sua regione dal giogo borbonico in cambio della promessa di libertà e riscatto sociale, che però alla fine non fu mantenuta.
Ispirato a personaggi reali e girato nei luoghi dove si svolsero i fatti, il film getta uno sguardo sul rovescio della medaglia dell’unità d’Italia, vista con gli occhi di un contadino (Liotti) spinto al brigantaggio, di cui diventerà un leader. «Sono loro i perdenti tra i vincitori – spiega Poeti -, quelli che hanno fatto l’Italia e poi ne sono stati esclusi. Non ho voluto “monumentalizzarli”, ma furono banditi sociali. Il prezzo più alto anche allora lo pagò il Meridione, coi morti delle guerre civili e poi con l’emigrazione. Altro che riscatto!».
«Una finestra in controtendenza sull’unità d’Italia che mostra le delusioni seguite alle imprese dei Mille al Sud e fa intuire bene i fatti, ne rende bene il clima» sottolinea il direttore di Rai Fiction, Fabrizio Del Noce che, in tempo di crisi, per continuare a poter girare in Italia chiede una mano ai sindacati per contenere i costi.
Per Liotti i briganti erano “resistenti” a uno stato sociale che usurpava terre e lavoro ai contadini (altro parallelo con i moderni “indignati” del mondo globale contro Wall Street). «C’è chi considera Crocco un eroe, chi un criminale. Questa sceneggiatura mette in scena soprattutto un uomo del popolo con grandi capacità tattiche che per il riscatto sociale della sua gente rompe tutti gli schemi. Anche oggi ci sono molte differenze tra Nord e Sud, ma purtroppo mancano i leader pronti a lottare per certi ideali», spiega l’attore romano (che a marzo girerà in Argentina Onde per Canale5, una grande saga su una famiglia siciliana emigrata in Sudamerica ai primi del ‘900, con infuocata storia d’amore al fianco di Vanessa Incotrada. E poi a novembre partirà in tour teatrale con Elephant Man diretto da Giancarlo Marinelli).
«A scuola presentano i personaggi del Risorgimento come dei santini ma la storia d’Italia nasce anche da atti feroci – spiega la sceneggiatrice Giovanna Koch-. I sabaudi fecero più morti che in tutte e tre le guerre d’indipendenza, quasi quanti nella prima guerra Mondiale. Come avviene oggi in Iraq si entrava nei villaggi facendo violenza ai civili. No ci siamo ispirati al genere western, senza prendere posizioni».
Non tema comunque il pubblico della prima rete generalista: non mancheranno i conflitti sentimentali, tra amicizie tradite e amori contrastati.