di Carlos Ruiz Zafón, Mondadori 2008
Guerra tra angeli e demoni, tra santi e dannati, nella Barcellona di Zafón. Siamo negli anni Venti; la libreria Sempere c’è, così come il Cimitero dei Libri Dimenticati, ma siamo una generazione prima gli eventi narrati ne L’ombra del vento. Il giovane David Martín lavora come inserviente in un giornale locale e sogna di diventare uno scrittore di successo. Grazie alla raccomandazione del conte Pedro Vidal, suo protettore da quando è rimasto orfano, Martín riesce a pubblicare un racconto sul giornale.
Sempre grazie a Vidal ottiene un contratto con un piccolo editore con cui inizia a pubblicare una serie di racconti, pubblicati però sotto pseudonimo. Per mantenere i ritmi richiesti dalla sua nuova carriera di scrittore professionista Martín inizia a dedicarsi solo alla scrittura chiuso all’interno della sua nuova tetra dimora, “la casa della torre”, e trascurando la salute e i rapporti interpersonali. Le uniche persone che vede in questo periodo sono l’amico libraio Sempere, il suo mentore Vidal e la giovane Cristina, figlia dell’autista del conte, di cui Martín è da sempre perdutamente innamorato.
Turbato dai suoi continui mal di testa, Martín decide di andare da un medico scoprendo di avere un tumore al cervello e un solo anno di vita. Stanco di scrivere libri dozzinali sotto pseudonimo, decide di lavorare per far pubblicare il primo libro col suo vero nome. Nel frattempo, su richiesta di Cristina, riscrive segretamente le bozze del libro che il conte Vidal sta tentando di completare senza successo da vari anni. I due libri usciranno quasi contemporaneamente, ma mentre il libro di Martín sarà un clamoroso fiasco, quello da lui scritto per Vidal si rivelerà un successo di pubblico e critica. A completare la depressione di Martín arriva anche la notizia del matrimonio fra Vidal e Cristina.
Perse ormai tutte le speranze, Martín decide di cedere alla proposta dell’enigmatico editore francese Andreas Corelli che gli promette centomila franchi e la guarigione dal tumore in cambio del suo impegno per scrivere un libro su commissione. Sarà per lui l’inizio di un cammino all’inferno e ritorno.
Il gioco dell’angelo si rivela non solo il viaggio nell’anima di un uomo tormentato, ma anche una riflessione su scrittura, creatività ed esistenza sotto il giogo di un destino ineluttabile. E, dato che il misterioso libro richiesto da Corelli è il testo fondante di una nuova religione, il discorso si fa largo anche in ambiti che vanno dalla metafisica al sociale. «Una religione – suggerisce Corelli che più volte viene nominato come “il principale” – è un codice morale che si esprime mediante leggende, miti o qualunque tipo di artefatto letterario al fine di istruire un sistema di credenze, valori e norme con i quali regolare una cultura o una società». Se vogliamo un riferimento recente a questa teoria basti andare a ripescare la recensione di Sapiens. Da animali a dei dove Harari parla di “miti condivisi” come strumenti di comunicazione di massa che hanno aiutato l’uomo non solo a comunicare con i suoi simili ma anche a sopravvivere. Se vogliamo riferimenti più lontani prendiamo Feuerbach o addirittura Marx con le loro “beatitudini illusorie” offerte dal sacro.
Ecco il mefistofelico “principale” che inizia a giocare con il suo prescelto, e alla fine ci si rende conto che non c’è un confine netto tra realtà e fantasia, che i due mondi si mescolano in maniera fumosa. Il giallo che si sviluppa crea situazioni inverosimili, Zafón non è Agatha Christie, ma l’elemento più seducente dei suoi romanzi è l’amore per il mondo della letteratura, per l’odore sprigionato da uno scaffale di libri vecchi e per i mille mondi/rifugio che grazie a quei libri si possono venire a creare. Il protagonista de Il gioco dell’angelo è vittima della sua abilità scrittoria ma sarà anche il suo talento a dargli una serie di seconde possibilità…