Le sorti del cinema mondiale sono davvero legate alle piattaforme digitali? Ne sembra convinto Martin Scorsese perché senza Netflix il suo nuovo kolossal, The Irishman (nelle sale dal 4 novembre e poi dal 27 novembre sulla piattaforma americana on demand) non avrebbe mai visto la luce. Lo ha spiegato il regista presentando il film alla Festa del Cinema di Roma. Un progetto faraonico, che ha richiesto più di un anno di lavorazione e 160 milioni di dollari interamente coperti dal produttore, che non farà fatica a recuperarli spalmando la pellicola firmata dal grande Scorsese, con De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel, negli oltre 190 Paesi del mondo associati, che lo trasmetteranno in streaming ai loro abbonati.
Per Scorsese un film deve prima di tutto essere fatto, che poi lo si veda in sala, in tv, su tablet o telefonini poco importa. “Bisogna smetterla di pensarla in modo rigido. Ogni mio film è stato un universo ma oggi non si può più fare così” taglia corto, ricordando il suo inutile vagare con il copione sotto il braccio nei corridoi degli Studios, che inesorabilmente gli sbattevano la porta in faccia. “Negli ultimi anni ho lavorato con pochi soldi, ma qui ce ne volevano tanti- racconta-. Netflix ha finanziato tutto, dandomi totale libertà purchè il film andasse in streaming anche durante la programmazione nelle sale. Certo, è meglio vedere un film sul grande schermo – aggiunge – ma se non lo fai non lo puoi vedere da nessuna parte!”.
De Niro voleva a tutti i costi portare al cinema questa storia malavitosa da quando, nel 1970, aveva letto il libro “L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa”. Un racconto complicato e accattivante che per lui era l’occasione perfetta per tornare a lavorare con Scorsese, suo amico da quando avevano entrambi sedici anni. Un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra, raccontata dal sicario Frank Sheeran (De Niro) nel corso di decenni, che culmina con la misteriosa scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino). Uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità, le connessioni con la politica che tiene lo spettatore incollato allo schermo per ben tre ore e mezza.
Scorsese fonde l’azione travolgente del periodo d’oro della mafia al ricco ritratto di protagonisti indimenticabili, puntando i riflettori su amicizia, famiglia, emozioni. La storia si svolge tra il 1949 al 2000, con una serie di flashback e slittamenti temporali . La sceneggiatura cattura ogni aspetto del libro e in particolare la dimensione leggendaria dei tre personaggi principali,“E’ incentrata su lealtà, amore, fiducia e alla fine tradimento, con lo stesso ritmo dei nostri pensieri di quando torniamo al passato – conferma il regista -. Frank è un reduce dalla Seconda guerra mondiale, disilluso dal mondo che trova al suo ritorno. Conosce per caso Bufalino (Pesci) che lo introduce nella sua organizzazione”. Joe Pesci, che nel frattempo si era ritirato dalle scene, ha impiegato due anni per accettare il ruolo e rimettersi magnificamente in gioco. Pacino invece è stato subito affascinato dal progetto, accettando immediatamente il ruolo.
Il regista non ha voluto attori giovani per l’inizio della storia. E’ ricorso a effetti speciali di nuovissima generazione, completamente inediti, in grado di catturare le espressioni facciali dei protagonisti e seguirli per tutto lo scorrere degli anni. E anche questo spiega gli iperbolici costi del film, oltre ai cachet dei protagonisti che immaginiamo stratosferici, le oltre 160 location newyorkesi e le centinaia di comparse e attori secondari.