Appena pubblicato, Madame Bovary viene subito messo sotto inchiesta. Troppo reale l’adulterio raccontato da Gustave Flaubert, troppo vero il suo personaggio di giovane donna di provincia accerchiato dalla noia.
Dal 24 febbraio al 6 marzo, in prima nazionale al Piccolo Eliseo di Roma il primo romanzo dello scrittore francese trova la via della scena nella riscrittura teatrale di Letizia Russo, con la regia di Andrea Baracco. Protagonisti Lucia Lavia, Lino Musella, Gabriele Portoghese, Mauro Conte, Laurence Mazzoni, Roberta Zanardo, Elisa Di Eusanio, Xhuljo Petushi.
Nel 1856 il romanzo scosse profondamente l’alto senso di rispettabilità dei guardiani della pubblica morale, e Flaubert fu processato come autore di un’opera indecente, addirittura scandalosa. Perché tanto scalpore? “Emma Bovary, come Don Chisciotte, come Amleto è una sapiente fabbricatrice di illusioni – spiega Baracco -, e pare mossa, sempre, da una folle, a tratti esasperante, volontà di renderle concrete queste illusioni, di cucirsele addosso, indossarle senza curarsi delle evidenti sproporzioni che portano in dote, di farne splendidi fondali a uso e consumo della propria sbiadita esistenza”.
Nella versione teatrale come nel romanzo, le parole sono più efficaci nel mascherare che nel trasmettere la verità: a Madame Bovary non resta che intrecciare un tessuto di bugie con cui ripararsi come può dal male di vivere. È una lotta (impari) contro le ristrettezze di una morale che non può e non vuole dire.
“Non bastano le letture sociologiche che, banalmente, interpretano Emma come paladina di una liberazione che, nei fatti, non esiste, né quelle biografiche riguardanti Flaubert per contenerla in una logica – commenta Letizia Russo -. Nulla basta a spiegare veramente questo personaggio e i suoi comportamenti, le sue smanie, le sue disperazioni, la sua ferocia, la sua fragilità. E non conta che l’azione si svolga in una realtà provinciale della Francia dell’Ottocento: le sue voglie sconfinate, la necessità d’infinito, sono anche le nostre, così lontani dal suo tempo eppure così vicini alla sua impossibilità di trovare pace”.