“Sei frustrato, infelice? Prova a cambiare la tua vita, attua il tuo piano B, senza avere paura”. Lo suggerisce Edoardo Leo con la lente deformante della commedia in Noi e la Giulia, suo terzo film da regista di cui è anche protagonista con Claudio Amendola, Luca Argentero, Carlo Buccirosso, Anna Foglietta, Stefano Fresi, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano con Warner Bros che lo porterà dal 19 febbraio in quasi 400 sale.
Leo invece non fallisce in questa sua terza prova dietro la macchina da presa, con una storia (tratta dal libro Giulia 1300 e altri miracoli di Fabio Bartolomei) non originalissima ma ben scritta (con Marco Bonini), ben recitata, ben confezionata e divertente, calibrata su questi tempi di pesantissima crisi occupazionale che costringe persone di ogni ceto e età a rimboccarsi le maniche e cambiare direzione.
Il quarantenne artista romano segue dunque la fortunata scia di film come Smetto quando voglio, ridando un po’ di fiato all’asfittica recente commedia italiana, strappando parecchie risate intorno alle sorti di questi tre tragicomici e disastrosi quarantenni che, sballato il loro piano A, cercano un’alternativa ai loro grami destini. Un venditore d’auto senza grinta (Argentero), un salumiere che ha trascinato alla bancarotta il “gioiello gastronomico” di famiglia (Fresi), un presuntuoso venditore d’aste televisive taroccate, fascistello e pieno di debiti (Leo), intenzionati a comprare un economico casale di campagna da trasformare in un salutare agriturismo, s’incontrano casualmente e fanno società.
A intralciare i loro piani un camorrista di serie B (Buccirosso) che va a chieder loro il pizzo a bordo di una Giulia d’epoca, con la radio che s’inceppa e fa partire a sorpresa un nastro di musica classica. Il patetico figuro sarà sequestrato, l’auto sotterrata nella buca per la piscina e da questa prima “idea geniale” del male assortito terzetto prenderà le mosse tutta l’esilarante vicenda, completata dall’arrivo di un creditore incazzato (Amendola) nostalgico di una sinistra defunta e di una giovane incinta fuori di testa (Foglietta). Un’avventura che cambierà per sempre le loro vite.
“Il cinema non deve dare messaggi, essere didattico – sostiene Leo -, ma le commedie servono per raccontare cosa succede. L’importante è raccontare una storia che diverta e emozioni, poi ciascuno trae le proprie conclusioni. Questa è una storia di amicizia, della scoperta di sé, che racconta i soprusi contro i quali ormai siamo narcotizzati. Uno dei problemi è l’ignoranza, che qui fa ridere e serve a raccontare anche altro. Ognuno usa la propria lente, io prendo in giro” spiega il regista, che non nasconde di attingere dai grandi maestri come Scola che hanno raccontato tutto della nostra società.
“La questione generazionale esiste nei rispettivi fallimenti e nelle diverse sofferenze, la chiave è parlarne col sorriso sulle labbra, anch’io affronto così i miei guai – aggiunge Amendola, presentando il film proprio nel giorno del suo 52esimo compleanno -. Il mio personaggio è molto simile a me, ne conosco il dramma interiore, la rabbia repressa, il sogno ideologico rattrappito, mi ha divertito raccontarlo con ironia, indossando le mie nagliette. L’unica speranza in questa storia è il nascituro, forse il primo di una generazione che non fallirà”.
Il nascituro del film era il terzo figlio di Anna Foglietta, che ha girato al settimo mese di gravidanza, costringendo Leo che la voleva a tutti i costi (e a ragione) per l’ unico ruolo femminile, a cambiare la sceneggiatura.
Tutti loro, confessano, avevano un piano B. “Io sono al piano G e ci metto tanta energia – spiega Argentero, commercialista mancato-. Oltre a recitare mi occupo di produzione, di moda, di sviluppo creatività per i giovani”. “Ho cercato di diversificare, ma non fa per me, morirò facendo l’attore” gli fa eco Amendola. “Dopo anni di inutili provini volevo mollare, mi presero per La Squadra” ricorda Foglietta. “Il piano B è ciò che ti porta su un’altra strada, i miei sono molto difficili da realizzare”, confida ermetico Buccirosso. “Ero una promessa dell’atletica leggera, non mantenuta – racconta il sovrappeso Fresi -. Il mio paino B è questo, ora penso al C”. “Io invece ho realizzato il mio sogno” chiude soddisfatto il regista.