di Donatella Di Pietrantonio, Einaudi, 2023. Finalmente ce l’ha fatta Donatella Di Pietrantonio a vincere l’ambito premio Strega. Dopo il Campiello vinto nel 2017 con L’Arminuta e nel 2017 il suo Borgo Sud tra i finalisti dello Strega, con L’età fragile porta a casa il meritato riconoscimento, il più importante per l’editoria nostrana. La scrittrice, in modo del tutto asciutto e diretto, non risparmia al lettore le asperità della crescita in una famiglia che si sta disgregando. Amanda, la figlia ventenne, è sfuggente e insolente, soprattutto nei confronti della madre Lucia. La ragione del suo rientro è la pandemia da Covid, altrimenti non sarebbe, forse, mai tornata. I suoi genitori sono sempre più lontani tra loro ma non hanno il coraggio di certificare la loro separazione.

Mamma Lucia vede la figlia cambiata e ripensa a quando la vita ha cambiato lei, brutalmente, violentemente. Nel suo Abruzzo, in campeggio, Lucia è scampata per un caso fortuito alla furia omicida di un bracciante. Le sue amiche Virginia e Tania Vignati hanno perso la vita e un’altra ragazza, Doralice, se l’è scampata fingendosi morta e lei quel giorno, semplicemente, aveva preferito il mare al campeggio. L’autrice si è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto.

Il libro, con un sapiente incastro, affronta temi come il difficile rapporto genitori/figli, la terra d’origine, l’allontanamento e il ritorno, le certezze che crollano sotto i colpi della realtà e un senso diffuso di fragilità dell’esistenza. «Nessun luogo è sicuro, dove arriva l’uomo può portare il male», leggiamo.

Nemmeno quei luoghi dove Lucia ha trascorso la sua giovinezza le forniscono più le certezze di un tempo, così come non gliele dà più sua figlia, che non è più sotto il suo controllo. Non sempre le nostre vite s’incastrano come previsto ma nel momento in cui si riesce ad accettarlo, si può arrivare anche a ripensare il proprio posto nel mondo, nel cuore dei propri figli, e nei luoghi del cuore, quegli stessi luoghi che ci hanno dato al contempo serenità e terrore.

L’età fragile non è solo un romanzo di formazione, ma anche un’opera che invita alla riflessione su come le esperienze adolescenziali influenzino profondamente la vita adulta. Di Pietrantonio, con la sua scrittura incisiva e commovente, ci ricorda che la fragilità non è una debolezza, ma una fase imprescindibile dello sviluppo, un momento in cui impariamo a conoscere noi stessi e il mondo che ci circonda.

Alessio Sperati