di Carlos Ruiz Zafón, Mondadori 2002
La storia è ambientata nel 1943, nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. La famiglia Carver decide, per sfuggire alla guerra, di trasferirsi in una piccola cittadina inglese affacciata sull’oceano Atlantico per sfuggire alla guerra. I precedenti proprietari della casa in cui andranno ad abitare, i signori Fleischmann, se ne erano andati dopo la morte del loro unico e desiderato figlio Jacob. Già dal primo giorno uno dei figli dei Carver, Max, si accorge di alcune inspiegabili stranezze che avvengono da quelle parti, soprattutto in seguito alla conoscenza di un giardino pieno di statue inquietanti, dietro la loro casa, alcune delle quali sembrano muoversi.
Max fa presto amicizia con un ragazzo del posto, Roland. Il solitario nonno adottivo di Roland, cui nome è Victor Kray, è il guardiano del faro che troneggia sulla cittadina. Max, il suo nuovo amico e Alicia (la sorella maggiore di Max) cercano di scoprire i segreti del posto e faticosamente scoprono dell’esistenza, grazie ai racconti di Victor, di un uomo molto strano che si faceva chiamare “Dottor Cain”. Egli prometteva di realizzare qualunque desiderio, in cambio di obbedienza assoluta. E fu proprio il signor Fleischmann ad esprimere uno di questi desideri…
Il principe della nebbia è il primo libro del celebre scrittore spagnolo prematuramente scomparso nel 2020; un racconto “coming of age” dove realtà e sogno si confondono. La sua scrittura ancora tradisce la sua prima attività di sceneggiatore: le pagine sembrano infatti scene da visualizzare in frame cinematografici. La costruzione dei personaggi dimostra già una certa solidità, dai primari ai secondari sono tutti ben delineati e sfruttati nello sviluppo dell’intreccio. Ognuno di loro combatte contro il proprio destino, cercando di sfuggire alle ombre del passato. Max, Alicia, Roland, ciascuno porta con sé un bagaglio di segreti, desideri e paure, eppure nessuno di essi riesce a sfuggire al destino che incombe su di loro. È in questa implacabilità che Zafón trova il suo punto di massima tensione: il concetto del fato, quel filo invisibile che lega le vite e i destini degli uomini, rendendo vane le loro speranze di libertà, concetti tutti che trovano una summa nella figura del Principe della Nebbia.
L’abilità di Zafón risiede altresì nel saper fondere la suspense con una profonda riflessione sull’adolescenza, età di transizione in cui la realtà e immaginazione spesso si confondono. Il principe della nebbia diviene quindi non solo un romanzo di formazione per Max e i suoi amici, ma anche una delicata meditazione sui legami famigliari, l’amicizia e la perdita.