“In Italia chi sono oggi i buoni e i cattivi? Dov’è la Patria? I politici sono spariti come i congiuntivi! Il partito della confusione domina questo Paese”. Se lo chiede e si risponde un rinato Benito Mussolini, vivo e vegeto ai giorni nostri nel film Sono Tornato di Luca Miniero, prodotto da Indiana con Vision che lo porterà su 400 schermi dal 1 febbraio. Un film politico camuffato da commedia, agrodolce, divertente, ottimamente recitata, ma che facendo ridere invita ad alzare la guardia contro i rischi del crescente populismo, a riflettere su come siamo diventati,
Nei panni del duce si cala senza farne una macchietta un eccellente Massimo Popolizio affiancato dall’etereo Frank Matano nei panni di uno sfigato regista televisivo che se lo vede comparire davanti all’improvviso e, convinto si tratti di un attore, decide di farne il protagonista di un documentario che finalmente gli darà notorietà. Gireranno insieme l’Italia intervistando gente di ogni età, razza e colore politico, tutti convinti si tratti di una comparsa ma che non disdegnano comunque di rivelargli il loro profondo malcontento, la speranza di molti che torni un dittatore ad aggiustare tutto, chiudendo la chiacchierata con l’ immancabile selfie.
Lui diventa persino la star di uno show televisivo dove il pubblico lo acclama, invaghito dei suoi discorsi. E lui: “Ho lasciato un popolo di analfabeti, dopo ottant’anni torno e vi ritrovo un popolo di analfabeti. Siete senza sogni, schiavi dei media sociali, pieni di rancore. State correndo incontro a un abisso e avete bisogno che vi avvisi un whatsApp?”. Non esita nel dichiarare che il suo progetto per il futuro è fare l’Impero, obiettivo allora fallito perciò, precisa convinto: “Sono tornato per aggiustare il tiro”. Quando chiede indicazioni su come raggiungere piazza Venezia e gli dicono di prendere l’autobus a piazza Matteotti risponde adombrato: “piuttosto vado a piedi”.
Miniero prima di stendere la sceneggiatura definitiva con Nicola Guaglianone ha intervistato parecchie persone, apertamente o celandosi dietro la candid camera, e intorno alle loro risposte ha cucito il film. “Non un film ideologico – sottolineano gli autori – ma una commedia che parla di noi, dove il cinismo del duce, i suoi vizi sono i nostri – spiegano -. Il nostro Mussolini fa paura perché torna in un paese che è già populista, anche per colpa dei media. David Mamet diceva che non esiste la seconda chance, ma la possibilità di fare lo stesso errore due volte. Il duce ha avuto il consenso popolare sfruttando l’antipolitica, non volevamo giudicarlo ma rilevare le caratteristiche degli italiani, siamo noi che facciamo paura, non lui”.
“Non è un film su Mussolini ma sull’Italia d’oggi – continua Miniero -. Lui non propone mai una soluzione, il populismo non propone mai vie d’uscita eppure ci convince anche grazie alla tv e questo è terribile. Gli italiani non hanno mai fatto del tutto i conti con il loro dittatore, è come se ne sottovalutassero la pericolosità, se avessero dimenticato la lezione della storia. Questo è l’aspetto inquietante di un film – ammette- che utilizza il tono della commedia per rivelare la terribile indulgenza della gente nei confronti di un tema, il fascismo, apparentemente indolore”.
All’inizio si ride, poi ci si vergogna un po’ delle nostre risate quando si svela la vera faccia del populismo, la possibilità che la storia si ripeta, con i suoi orrori.