di Matteo Bussola, Einaudi, 2022.
Siamo all’esame di maturità per il fumettista veronese che con questo libro, forse il migliore, si cimenta in tematiche difficili come la malattia, l’amore omosessuale, le famiglie arcobaleno, il rapporto tra una vedova e l’amante del defunto marito, quello di una figlia verso la mamma morente. La scelta narrativa è sempre la stessa, quella del racconto breve che facilita di molto la lettura; un libro di Matteo lo si butta giù in un paio di pomeriggi, ma quello che ti lascia dentro ti accompagna per giorni.
Quel mosaico di delicate emozioni contenuto ne Il rosmarino non capisce l’inverno prende forma sotto la penna attenta dell’autore che ancora una volta racconta se stesso, i suoi incontri, le storie che ha conosciuto, magari durante uno dei suoi mille viaggi in treno. C’è tanta realtà nella sua scrittura intima e riflessiva che diventa fiaba in quei frammenti di esistenza che lui sa cogliere e che spesso a noi possono sfuggire.
Si riflette qui sul valore della fragilità, sul valore catartico dell’accettazione dei propri sbagli. Secondo Matteo (e la cosa mi trova d’accordo) il malato oncologico non è un guerriero, «quelli che guariscono non hanno vinto e quelli che non guariscono non hanno perso», leggiamo. «Se non sopravvivi a una malattia non significa che hai combattuto meno […]. Bisognerebbe lasciare il sacrosanto diritto, a un malato, di sentirsi fragile, debole, sconfitto, incazzato» e dire le cose come stanno, aggiungerei.
E poi c’è la storia di Sara e Marika: la prima ha già una figlia e la seconda è in attesa. Le due donne sono legate da un segreto, cioè che il papà è la stessa persona che le ha amate entrambe e che oggi non c’è più. La differenza tra mille storie come questa è solo nella libera espressione della scelta delle due donne «di restare chiuse nel rancore, in un dolore solo nostro, o provare a condividerlo e scoprire che, magari, i due dolori si somigliano».
Ogni pagina de Il rosmarino non capisce l’inverno è un invito a rallentare, a respirare e a osservare il mondo con uno sguardo nuovo. Il rosmarino non vive l’inverno come una fine ma come un passaggio in attesa della primavera, tempo in cui rifiorirà. Bussola, attraverso il suo linguaggio semplice ma evocativo, riesce ancora una volta a catturare l’essenza delle piccole cose, trasformando il quotidiano in poesia. C’è una sensibilità rara nel modo in cui l’autore descrive le relazioni umane, i sentimenti e le sfumature dell’animo, la gestione del dolore. La sua capacità di entrare in contatto con le emozioni dei suoi personaggi e di renderle universali è un segno distintivo della sua scrittura. Matteo ci ricorda che, anche nelle difficoltà, nel dolore più profondo, c’è sempre spazio per la bellezza e la gentilezza.
Dello stesso autore Notti in bianco, baci a colazione, Sono puri i loro sogni. Lettera a noi genitori della scuola, Un buon posto in cui fermarsi, La vita fino a te, L’invenzione di noi due, Il tempo di tornare a casa, La neve in fondo al mare.