“La cosa più importante è la vita, ma il cinema la rende più bella”. Lo ha confessato il regista Gabriele Salvatores, presentando al festival di Bari il suo nuovo film Il ritorno di Casanova, da oggi nei cinema con 01 Distribution. Il regista milanese cambia nuovamente genere, portando nelle sale un intenso film nel film che, attraverso un continuo salto temporale, sottolineato dal passaggio dal bianco e nero al colore, offre una intensa, malinconica e a volte anche comica riflessione sul tempo che inesorabilmente passa, aprendo la porta alla vecchiaia, contagiando la vita come l’arte.
Per interpretare il suo alter ego ha voluto Toni Servillo, impeccabile nei panni di Leo Bernardi, un affermato regista alla fine della carriera, che non riesce a terminare il film ispirato al Casanova di Arthur Schnitzler, seduttore decadente, squattrinato e sessualmente in totale disarmo, (Fabrizio Bentivoglio), che dovrebbe portare al Festival di Venezia. Il suo storico montatore (Natalino Balasso) cerca di farlo uscire dalla profonda crisi in cui è caduto portando avanti ininterrottamente il montaggio della pellicola, mentre Leo fortemente depresso, deve fare i conti con la concorrenza di un giovane regista rampante che gli sta rubando la scena e l’infatuazione per una bella e determinata contadinella (Sara Serraiocco), incontrata sul set del film, molto più giovane di lui.
Salvatores con questo film (che sostiene non essere autobiografico), sottolinea il declino che arriva con l’invecchiare, non ci propone dunque un eroe che torna in azione, ma una vecchia maschera che mestamente ritorna a casa. Il suo Casanova ha perso il mitico fascino, così come il suo regista sembra aver perso la voglia di fare arte. Un blocco creativo che potrà superare riconquistando la voglia di vivere la vita vera. Il ritorno a casa del suo eroe cinematografico, come per il suo alter ego riuscire a finire il film, invita a lasciarsi andare al tempo che inevitabilmente passa e ci cambia, senza troppi rimpianti per il passato.