J.T.Leroy, icona underground del nuovo romanzo americano, con i suoi due libri autobiografici scritti sotto stretto consiglio dell’analista, misterioso e bizzarro quanto lo può essere uno che da bambino americano del Tennessee è passato tra fondamentalismo religioso e madre scellerata e “maledetta”, ha incontrato quasi tre anni fa la diva Asia Argento, che o piace moltissimo o la odi tutta la vita, durante le letture dei suoi testi a Massenzio, Roma. E fu subito empatia ed amore a prima vista. Tanto che la Argento dopo il brutto debutto con Scarlet Diva, si affida al ragazzo triste ed insieme realizzano una pellicola degna di essere tale. Un vero film, presentato a Cannes 2004 nella sezione “Quinzaine”, una discesa agli inferi di un settenne sballottato di città in città da una madre tossicomane e prostituta, Jeremiah, che apprende suo malgrado e prestissimo la brutalità del mondo. Nel suo caso, l’amore equivoco e folle di una madre snaturata di nome Sarah, che rigetta totalmente la sua infanzia all’insegna di un fervore religioso neanche fossimo nella succursale del Mississippi de La mala educación di Almodovar, porta l’infante verso un mostruoso gioco di mimetizzazione: la sua identità si svela nel truccarsi, nel vestirsi e nel comportarsi come la genitrice.
Se non bastasse questo avvio di plot per fomentare gli animi di giovani cinefili che amano le disgrazie romanzate, J.T.Leroy è stato cosceneggiatore di Elephant di Gus Van Sant nel 2003 ed ora assomiglia fin troppo a Michael Jackson, mentre Asia, dopo un figlio e una carriera “made in America” parla e si veste come Courtney Love e, se non vedova di Cobain, è la “scompagnata” ma amicissima ex consorte con figlio di Morgan dei Blue Vertigo, che non ha mai disdegnato, pure lui, il rossetto sulle labbra e il mascara sugli occhi. Ma dove finisce la facile ironia su due personaggi un poco ridicoli come tutti gli esseri umani (e in più in odore di genialità…), inizia la valutazione di una regista attrice che riesce a mettersi in gioco totalmente e con nostro stupore bisogna ammetterlo, fa centro su noi tutti “cuore di mamma”. L’infanzia violata non è uno scherzo e non bisogna nemmeno credere che i Jeremiah siano casi a sé stanti, le innocenze perdute sono dentro e fuori di noi, non solo nella ipocrita e bigotta midwest americana. Poi la Argento sa farsi perdonare, se ogni tanto esagera: è riuscita a coinvolgere nel progetto una silente ed ancora bella Ornella Muti, poi il mitico Peter Fonda, nel ruolo del predicatore “con macchia e con paura”, Winona Ryder, l’assistente sociale letargica, Marylin Manson e Michael Pitt, il biondino di The Dreamers di Bertolucci. Poi i cammei cessano, perché il film finisce.
di Vincenzo Mazzaccaro