di Giorgio Faletti, Baldini Castoldi Dalai, 2009
C’è un uomo che semina terrore nella città di New York con ordigni esplosivi. Il suo seminare morte e distruzione con la semplice pressione di un pulsante su un congegno elettronico fatto di chip e plastica gli fornisce una sensazione di potenza; «Io sono Dio», proclama. Con un prologo degno di una sceneggiatura cinematografica, Faletti ci dà subito un assaggio di quello che ci aspetta. Niente coltellate questa volta ma bombe per una follia che viene da lontano, dal Vietnam.
«Sono pronto» dice il soldato Johnson al suo psichiatra che, a suo dire, lo stava condannando a un ritorno alla vita esterna. Partito come un soldato per il Vietnam, ora la definizione per quelli come lui è “reduce”, «una parola senza gloria che attirava silenzio ma non attenzione». «Lui è ancora vivo – leggiamo – ma il prezzo che aveva pagato per questa trascurabile differenza era stato un salto nel vuoto grottesco della sua mostruosità». Il volto di Wendell Johnson è stato infatti deturpato da una bomba al napalm e il suo quotidiano appuntamento con lo specchio è una tortura.
Tornando al presente facciamo la conoscenza dell’investigatrice Vivien Light che sta indagando sul rinvenimento di un cadavere durante i lavori di un cantiere stradale. Come in ogni thriller che si rispetti la vita di un investigatore non è mai rose e fiori, infatti Vivien ha una sorella ricoverata per una malattia incurabile e una nipote tossicodipendente inserita in una comunità di recupero. Faletti è abile nel costruire le psicologie dei protagonisti, rendendoli credibili e umani, con il giusto equilibrio tra fragilità e determinazione.
Lo scrittore astigiano, come suo solito, si perde in dettagli nel senso buono del termine: i tanti personaggi del suo quarto libro sono descritti con minuziosità. La scrittura è serrata, il ritmo incalzante e i capitoli brevi come respiri affannosi. Siamo lontani dai tempi lenti di Niente di vero tranne gli occhi; qui si corre, si esplode, ci si guarda indietro solo per capire quanto dista la prossima sciagura. Faletti, con la sua mano da sceneggiatore, sa come farti sentire intrappolato dentro le sue pagine, rendendoti, per quanto possibile, complice e vittima insieme. E proprio quando pensi di aver intuito chi è il Deus ex, ecco che il romanzo cambia direzione, e ti lascia a bocca aperta, ma con quel sospetto sottile che forse Faletti si stia divertendo alle tue spalle.
In questo libro c’è qualcosa di sottilmente ironico nel modo in cui Faletti maneggia il tema del potere divino; Dio concede e Dio toglie… Questo “Io sono Dio” che riecheggia tra le pagine è l’annuncio di un grottesco messia, un profeta maledetto. Lo scrittore ci ricorda, attraverso le pieghe di una mente perversa e assassina, che la linea tra fanatismo e follia, tra bene e male, è molto più sottile di quanto vorremmo ammettere. È un messaggio scomodo, uno di quelli che fanno storcere il naso, ma proprio per questo efficace e quanto mai attuale.
Dello stesso autore Io uccido, Niente di vero tranne gli occhi, Fuori da un evidente destino, Pochi inutili nascondigli, Appunti di un venditore di donne, Tre atti e due tempi, La piuma (postumo), L’ultimo giorno di sole (postumo).