Fluid Video Crew, realtà audiovisiva sperimentale a “basso costo” che dal 1995 realizza cinquanta lavori in video e in pellicola S8, dalle news di contro-informazione alle video-istallazioni, dai documentari sociali sull’immigrazione e il lavoro minorile ai documentari sugli spazi metropolitani e sul mondo del calcio, premiati al Merano Tv Festival, Milano Film Festival e al Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini Arcipelago di Roma, è il marchio Doc di questo docu-western presentato alla 60° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Nuovi Territori e presente nelle sale di Roma, di Milano e del Salento da venerdì prossimo, grazie alla produzione di Gianluca Arcopinto. Con questo background Davide Barletti, Edoardo Cicchetti, Lorenzo Conte e Mattia Mariani esordiscono al lungometraggio, realizzando un “road-movie” lungo i 473 Km di binari delle Ferrovie del Sud Est che collegano paesi e città del Salento, un viaggio surreale in cui personaggi di finzione si mescolano ai personaggi e alle storie vere in pieno stile barocco caratteristico della zona. Si potrebbe pensare a uno dei tanti film “salentini” che da un po’ di tempo circolano nelle sale italiane ma non è cosi o non solo: il Salento è per gli autori un pretesto per creare personaggi, inventare storie, incontrare persone e documentare l’umanità che si muove attorno e dentro i caselli ferroviari della vecchia ferrovia salentina. Il risultato è un originale pastiche, un docu-fiction in cui vengono utilizzati in modo creativo entrambi i linguaggi a seconda delle storie da raccontare. In viaggio lungo le stazioni pugliesi la giornalista Caterina che raccoglie materiale per un suo articolo sulle Ferrovie del Sud Est (alter ego dei quattro autori) incontra vari personaggi: bizzarri come Vincent, artista eclettico che vive in una monumentale casa-museo dove esprime la sua creatività; il casellante Gigellino bonario e stralunato vittima degli scherzi di due colleghi; l’uomo menhir che cattura l’attenzione dei turisti sciorinando la storia dei menhir salentini intrecciata alla costruzione della ferrovia; semplici ferrovieri orgogliosi di quella strada ferrata che “collega Otranto con Madrid” almeno nelle loro fantasie. Su tutto questo un paesaggio affascinante: vecchie architetture ferroviarie, una cava rossa di bauxite in cui ritemprarsi lo spirito, campagne desolate attorno alla strada ferrata. Quali i personaggi inventati e quali reali? Provate a indovinare. È questo senso di spiazzamento visivo che incuriosisce lo spettatore durante i 120′ del film. Il cinema italiano è morto? No, corre semplicemente lungo i binari di un treno.
di Natalia Sangiorgi