Se per voi un film di guerra deve essere soprattutto azione, esplosioni, arti mozzati e quanto di più scontato a cui la cinematografia di genere ci ha abituati allora non andate a vedere questo film. Jarhead più che un film di guerra è un film sulla guerra, quella mai combattuta Prima Guerra del Golfo. Per il durissimo addestramento iniziale e per i discorsi tra i marines (in gergo jarhead per un’allusione al loro cranio rasato) la prima parte lascia presagire spettacolari scene di combattimenti e grossi spargimenti di sangue, ma è la seconda parte a deludere le aspettative. Infatti mostra la snervante attesa dei marines (nonché del pubblico in sala) che vorrebbero provare l’emozione di uccidere qualcuno, di sparare al bersaglio in movimento, di vivere la loro fottuta guerra che in realtà non combatteranno mai veramente. Ecco perché la guerra è dentro di noi, non verrà mai combattuta ma solo immaginata. Ognuno ha il proprio modo di viverla, chi spera solo di tornare a casa da moglie e nascituro, chi è vissuto per entrare nel corpo dei marines cercando di dare in questo un senso alla propria vita, chi per gioco. E chi, come il protagonista interpretato da Jake Gyllenhaal, non sa come e perché ha intrapreso questa strada ma capisce dal primo istante che è quella sbagliata. La vera storia dovrebbe infatti snodarsi nelle dinamiche tra i personaggi, ragazzi più o meno adulti che torneranno a casa non tanto cambiati subendo un destino che la vita ha loro imposto mentre erano assenti. La vita degli altri non si ferma per pensare a chi là fuori rischia la propria.
La morale è l’assenza totale di morale o di un qualche tipo di insegnamento, a causa dell’incapacità (mancanza di volontà) del regista di palesare la propria posizione su un tema scottante come la guerra, ancor più scottante se si pensa all’attuale situazione in campo iracheno. Mendes non osa e non si schiera, il che fa domandarsi per quale motivo abbia scelto un tema tanto delicato. Al suo esordio con lo strepitoso American Beauty prometteva di diventare uno dei registi più grandi di sempre, ma successivamente con Era mio padre e Jarhead ha dimostrato solo di essere un perfetto confezionatore di film ad alto impatto visivo (grazie al grande uso della fotografia) ma senza spessore umano, senza coinvolgimento alcuno. I personaggi risultano appena abbozzati, tanto da rischiare di perdersi tra le file degli innumerevoli soldati che hanno calcato gli schermi cinematografici. Atipico nel suo genere per la scelta di non mostrare la guerra, Jarhead, non pare tuttavia originale per quanto riguarda le scene della fase di addestramento e nel delineare la figura del sergente interpretato da Jamie Foxx, gli echi delle vere pietre miliari quali Full Metal Jacket sono sempre in agguato. Netta la sensazione che il motivo per cui possa piacere sia lo stesso per cui non convince del tutto, infatti la sua “confezione” originale non è in grado di dare spessore alcuno. Un film che non dà e non toglie nulla.
di Claudia Lobina