Mentre Hollywood perde la sua innocenza con film su ménage a trois e serie tv su coppie gay, pellicole come Kinsey trovano terreno fertile anche per interessare il pubblico e non solo la critica. Il cinema americano indipendente, per cui la Fox ha la sua Searchlight, scava senza compromessi nella società e nel suo passato, senza riguardi per sesso o professione. Bill Condon – premio Oscar per Demoni e dei – racconta dell’autore del libro che ha rivoluzionato il modo degli americani di rapportarsi al sesso, quando la maggioranza di loro era ancora convinta che masturbarsi li avrebbe condotti a morte certa e che i comunisti mangiassero i bambini: si tratta di Sexual Behavior in the Human Male, un testo accademico che, alla data di uscita nel 1948, vendette 200.000 copie in pochi mesi. Le ricerche di Alfred Kinsey – interpretato nel film da Liam Neeson – spiegavano come una percentuale tra il 67% e il 98%, a seconda della classe sociale di appartenenza, praticava il sesso prima del matrimonio, che il 50% degli uomini sposati aveva relazioni extraconiugali, che il 92% degli uomini praticava la masturbazione e che il 37% dei maschi americani aveva avuto almeno un’esperienza omosessuale. Come descritto nel film, Kinsey intervisterà anche alcuni pedofili allo scopo di ottenere informazioni su uno aspetto della sessualità umana fino a quel momento praticamente ignorato.
L’idea di base ci riporta alla mente quando, in un clima molto più spensierato, Ashley Judd in Qualcuno come te, scopriva una certa affinità tra il comportamento sessuale delle mucche e quello degli uomini, così Liam ‘Prok’ Neeson comprende a poco a poco che la sua passione di classificare le vespe delle galle, specie famosa proprio per la sua varietà, poteva applicarsi anche al genere umano e alle sue abitudini sessuali. Da qui lo sdoganamento di concetti quali “normalità” e “devianza” oltre i confini dell’epoca, in un film dove falli e vagine si impongono sulla scena, dove un’anziana signora si concede in diretta ad un aitante giovane studente di biologia e roba del genere. I momenti più esilaranti si hanno quando, durante l’indagine statistica di Kinsey in giro per l’America, il “prok” e i suoi aiutanti vengono a contatto con dei veri e propri “campioni” della categoria, dall’uomo che ricorda il suo unico orgasmo come un evento da libro di storia, a quello che ha collezionato 604 esperienze etero e 540 omosessuali. Condon non riesce comunque a chiudere il cerchio lasciando alcuni incomprensibili spiragli narrativi ed impostando il suo film come un veicolo a trazione anteriore, basato quasi esclusivamente sulle prestazioni dei suoi attori, specialmente nella coppia Neeson-Linney. Il suo film dai contenuti scabrosi anche per i nostri tempi, ha ricevuto aspre critiche dalla comunità più puritana degli USA, destinata tuttavia a venire bombardata dai numerosi e disinibiti titoli che il circuito cinema ha sfornato e continuerà a sfornare: non ultimo il contestatissimo The Brown Bunny di Vincent Gallo, un hard core distribuito sul circuito principale americano nel mese di agosto. Kinsey è un film tutto sommato godibile e forse anche utile in tempi in cui termini quali “normalità”, “diversità” e “tolleranza” assumono significati quantomai strumentali.
di Alessio Sperati