Tratto dal primo capitolo della famosa trilogia di Philip Pulmann Queste oscure materie, La Bussola d’Oro ( seguono La Lama sottile e Il Cannocchiale d’Ambra) allarga gli orizzonti del fantasy dedicato ai ragazzi, portando sullo schermo un avventura dalle eccellenti soluzioni visive è dai profondi risvolti filosofici. Lontano anni luce dall’indottrinamento evangelico proposto dalle Cronache di Narnia, questo ennesimo prodotto della fantasia britannica si fa portavoce di un principio laico al di sopra di qualsiasi credo. L’avventura della giovane Lyra Belacqua, segnata da un indubbio talento e da un nobile destino, conduce verso la libertà e la difesa del libero arbitrio, salvaguardando una pura ed universale concezione di democrazia. Il mondo creato da Pulmann e riprodotto con attenzione e non senza difficoltà da Chris Weitz per il grande schermo, si divide tra orsi parlanti dall’indomito coraggio, streghe volanti sostenitrici della libertà, studiosi senza alcun timore per l’ignoto ed un potere costituito sostenitore di una dittatura culturale che la storia contemporanea ha già dettagliatamente registrato. A rappresentare l’incontro e lo scontro tra l’oscurantismo intellettuale e la luce del libero arbitrio una Nicole Kidmanelegantemente algida nell’esternazione di un potere sottilmente minaccioso e la giovane Dakota Blue Richards, simbolo di una umanità capace di decidere autonomamente del proprio destino. Ad arricchire ulteriormente una vicenda dalle chiare atmosfere avventurose una serie di simbolismi, che sembrano alzarsi a monito per non dimenticare gli errori già compiuti. Ma la centralità di tutta la vicenda, la scintilla che genera l’intero contendere è la necessità di mantenere saldo il contatto con la propria anima, non perdendo la potenzialità ancora inespressa.
Il talento narrativo di Pulmann ha costruito un universo fantasioso, dove è possibile e probabile mantenere inalterato questo fitto dialogo con la parte più misteriosa di ogni essere umano per la durata di una intera esistenza. Camminare sotto braccio con la propria anima è un concetto affascinante ma sicuramente piuttosto astratto, che autore e regista hanno superato attraverso la rappresentazione dei daimon, animali rappresentativi allo stesso tempo spiriti guida e prolungamento sensoriale dell’uomo. Tigri, scimmie, topolini o cani, ogni anima incarna una diversa forma a seconda della caratteristica che la domina e la contraddistingue. Solo il daimon dei ragazzi muta continuamente, a rappresentare le illimitate possibilità di cui sono capaci le loro anime. Ed è questo lato più onesto e puro che il potere oscuro e dittatoriale cerca di controllare e distruggere per ottenere non degli individui autonomi ma degli esseri facilmente controllabili. Dopo l’eterno lotta tra il bene e il male, i principi cattolici di facile fruibilità ed una società che tende all’omologazione di forma e intelletto, Weitz porta sullo schermo il messaggio rivoluzionario del libero arbitrio grazie al quale è possibile presupporre la sconfitta di molte regole non scritte della nostra società. Contro la legge del branco che estromette chi non si adegua alla maggioranza, La Bussola d’Oro è l’esaltazione stessa del coraggio della diversità e dell’incredibile ricchezza che ogni singolo individuo racchiude.
di Tiziana Morganti