La salvezza della commedia romantica arriva ancora una volta dall’ estero è ruota intorno al buon cibo. In contemporanea con le più che deludenti opere di casa nostra, a riscaldare le semideserte sale arriva il 16 ottobre il delizioso film francese “La moglie del cuoco” (On a failli être amies) scritto e diretto da Anne Le Ny, con i bravissimi e simpatici Karin Viard, Emmanuelle Devos e Roschdy Zem.
Una storia originale, vivace e assai divertente, senza volgarità, con dialoghi ben scritti e attori perfetti per le parti. Marithé (Viard) aiuta le persone a trovare lavoro. Carole (Devos), moglie frustrata di un grande chef, vive all’ombra del marito Sam (Zem). Marithé decide di aiutarla a emanciparsi, Carole decide di lasciare Sam, che nel frattempo però ha fatto breccia nel cuore dell’amica della moglie.
“L’idea mi è venuta parlando con la mia assistente al montaggio – racconta Le Ny -. Mi ha raccontato che lavorava in un istituto di formazione per adulti e a forza di aiutare gli altri a trovare la loro vocazione, un giorno ha deciso di applicare il metodo a se stessa! La storia ha iniziato a ronzarmi in testa. Mi interessava parlare dell’immagine che ognuno ha di sé riguardo al mestiere che svolge, del modo in cui vi si proietta, di come si identificano lavoro e immagine sociale. D’altra parte, io stessa ho cambiato mestiere a un certo punto della carriera, diventando regista e non più solo attrice”.
Mentre scriveva il copione l’autrice pensava già a Viard e Devos per i ruoli delle protagoniste. “E’ il primo film in cui recitano insieme. L’energia e la forza comica di Karin erano perfette per la parte di Marithé. Emmanuelle preferisce giocare sui cambi di registro, puntando più sulla sorpresa che sulla forza. Ed è una continua fonte di invenzioni. Zem nei film di solito ha una pistola e non sorride mai. Qui ha una frusta da pasticcere e sorride spesso! Mi piaceva soprattutto l’idea di prendere un attore di origine straniera per il ruolo di chef, che rappresenta la quintessenza dell’essere francese. Ho anche letto diversi libri di cucina, sviluppando l’idea che la seduzione di Marithé non passasse direttamente per il sesso, ma per la sensualità del buon cibo”.