Al tempo della pubblicazione del romanzo di Ira Levin nel 1972, il femminismo era agli albori, e sembrava appetibile la realizzazione di una satira di costume sulle nuove tipologie familiari. Il film di Brian Forbes, che ne è derivato, ha dato maggiore risalto ai toni sci-fi del racconto, sfociando in temi alla Philip Dick. Frank Oz crea invece una commedia dai toni velatamente sarcastici e pungenti con una Kidman a velocità di crociera (è capace di ben altro), una Bette Midler esplosiva come sempre e un Christopher Walken che dopo Amore estremo e Il tesoro dell’Amazzonia, sembra aspiri a diventare la nuova icona trash del cinema americano, mettendo a dura prova la sua dignità. Per i temi che questo film va a toccare: la guerra dei sessi e le angosce dell’uomo privato del suo ruolo di ‘locomotiva sociale’, rischia spesso di togliere la voglia di sorridere. Giusto la scorsa settimana mi è capitato di leggere l’articolo di una collega su un’importante rivista per donne, dove si diceva: «Una donna che stia con un uomo è una donna che è stata raggirata, convinta con l’inganno, che ha comprato un prodotto con una bella pubblicità, quelle di cui si ricorda lo spot, ma non cosa vendesse…». Grazie ad un’altra rivista di curiosità culturali vengo a sapere che fior di scienziati si stanno architettando in Estremo Oriente per permettere la procreazione senza l’unione dei due sessi di una specie (hanno fatto nascere una topolina da due madri femmine). Vedo il film dunque sotto un’ottica completamente diversa. In una società dove l’uomo può sentirsi frustrato per la presenza di donne che sempre di più lo relegano a posti da gregario, che affermano la loro superiorità, ebbene possono essere forse contemplati luoghi come l’immaginario villaggio di Stepford dove il ‘maschio predatore’ si costruisce un recinto di ‘galline’ (è proprio il caso) ad hoc che lo venerino come una divinità. I tratti satirici de La donna perfettalasciano spesso il passo ad atmosfere sci-fi e ad angosce matrixiane di disumanizzazione della razza umana in favore della macchina. Quale interessante e provinciale ‘matrice’ i colori pastello contornano il villaggio di Stepford di quell’alone di perfezione che ha il mondo pilotato dalla macchina. Divertente il personaggio di Bette Midler la quale, unica a non essere bella, alta, bionda e perfetta casalinga, sembra la Neo di Stepford, ponendosi nello stesso metafisico assunto di riportare alla realtà i suoi strani concittadini.
Finisce il film, ci siamo fatti quattro risate ma ci portiamo dentro tanti quesiti che forse vorremmo porre alle tante donne non soddisfatte del loro rapporto con l’altro sesso. A queste persone, evidentemente più sfortunate di tante altre, vorremmo chiedere: e se in qualche posto della terra ci fossero uomini come Matthew Broderick soddisfatti di ciò che hanno? Se esistesse qualcuno che riuscisse a pensare a uomo e donna come persone e non come sessi contrapposti, da madre natura prima e dalla società poi? Chissà. Intanto diamo appuntamento al cinema dal 9 luglio e tanti auguri alle due topoline.
di Alessio Sperati