Raramente un documentario riesce ad essere di così forte impatto emozionale da insinuare angoscia ed un persistente senso di ansia all’interno dello spettatore. La morte sospesa, tratto dall’omonimo romanzo di Joe Simpson e realizzato da Kevin Macdonald con una qualità ed un impegno del tutto cinematografici, proietta direttamente all’interno del dramma ricreando fisicamente il gelo del ghiaccio, il biancore accecante della neve ed il terrore di trovarsi inevitabilmente faccia a faccia con l’incognita della morte. Se poi si affronta la visione di queste immagini con la consapevolezza di trovarci di fronte alla vicenda reale di due alpinisti inglesi, tutto assume una connotazione ancora più drammatica ed incredibile. Già in passato Jean Jacques Annaud aveva rappresentato la bellezza di un gigante orgoglioso come l’Himalaya, ma mentre Sette anni in Tibet vuole condurre alla consapevolezza di sé attraverso il dolce e graduale stupore che deriva dal contatto con una realtà sconosciuta, La morte sospesaspinge l’essere umano ad andare oltre i propri limiti, immergendolo totalmente all’interno di una lotta che può portare alla resa o ad un estrema reazione per la sopravvivenza.
Simon Yates e Joe Simpson nel 1985 lanciarono la loro sfida al Siula Grande in Perù, un confronto che oggi possono vantare di aver vinto non solo per aver conquistato la vetta, ma soprattutto per essere riusciti nell’impresa ancora più incredibili di tornare vivi. Dall’incidente di Joe, al tentativo di Simon di calarlo nonostante la frattura ad una gamba, fino alla volontà di sopravvivere dimostrata da ognuno di loro in una discesa solitaria. La verità viene narrata senza alcuna falsificazione drammaturgica utilizzando per le scene di maggiore pathos due attori particolarmente somiglianti ai veri protagonisti. Uno sforzo produttivo e fisico (si è girato per ben 22 giorni sulle Alpi dove l’aria era molto rarefatta e l’ipotermia una minaccia costante) che ha condotto alla realizzazione di un prodotto che si colloca al di fuori della mera classificazione del cinema di montagna destinato ad interessare anche (ma non solo) gli appassionati di alpinismo. Si tratta di un esperimento che, nonostante ambientazione e situazione, concentra la sua essenza proprio sul tema della resistenza umana e sulla capacità del superamento di una situazione disperata, risorse capaci di fortificare ed ispirare quotidianamente la vita di ognuno di noi.
di Tiziana Morganti