Esce oggi il nuovo film di Giovanni Veronesi, “L’ultima ruota del carro”
«La speranza di un futuro migliore viene dal poter continuare a essere onesti. Lo zoccolo duro che non si fa corrompere. Da qui bisogna ripartire». Ce lo dimostra Giovanni Veronesi nel suo nuovo film L’ultima ruota del carro, che ha aperto fuori concorso il Festival del Film di Roma e arriverà nelle sale il 14 novembre. Un film sull’onestà e sui buoni sentimenti, tragicomico, che il regista toscano ha scritto ascoltando il racconto della vita di Ernesto Fioretti, suo occasionale autista, conosciuto quando accompagnava Carlo Verdone sul set dei suo film Manuale D’Amore.
Una vita talmente variegata e piena nella sua semplicità che Veronesi vi ha subito riconosciuto tutti i crismi della bella commedia all’italiana dei Monicelli, Scola, Risi. Da loro ha attinto per realizzare questo bel film corale che ti fa ridere e ti emoziona sui fatti anche tragici che hanno contraddistinto l’ultimo quarantennio del nostro belpaese, dall’omicidio Moro a Mani Pulite, alla Milano da bere, al berlusconismo.
Ne ha curato al massimo la sceneggiatura (scritta con Ugo Chiti, Filippo Bologna e lo stesso Fioretti), la colonna sonora composta da Elisa, riuscendo a mettere insieme un cast eccezionale, anche per i ruoli minori, con uno strepitoso Elio Germano nei panni del protagonista, Alessandra Mastronardi, sua moglie, Ricky Memphis, l’amico del cuore. Uno spaccato di vita popolare, con un uomo semplice e sincero che tenta di “svoltare” senza mai perdere di vista i veri valori della vita. E una bella “svolta” anche per Veronesi, che dopo esser stato strizzato al massimo da De Laurentiis per motivi commerciali coi sequel dei suoi manuali d’amore è stato finalmente “sdoganato” dal produttore Domenico Procacci della Fandango e dalla Warner che ha coprodotto e distribuisce il film su oltre 350 schermi. «De Laurentiis un film così non me l’avrebbe fatto fare – si sfoga il regista -, loro mi hanno ascoltato in un altro modo, partendo non dal risultato ma dalla storia. Ero stanco di fare i film a ‘macchinetta’, dovevo bussare ad altre porte, Aurelio l’ha capito e mi ha lasciato andare».
La storia raccontata dal film è quasi tutta vera. «Io come un sarto ho assemblato i ricordi di Ernesto, gli aneddoti – spiega Veronesi -. È un film dalla parte degli ultimi, quelli che hanno sempre pagato le tasse e per questo non avranno mai una medaglia. Questo film è una medaglia alla sua vita di uomo onesto». Prima di accettare il ruolo Elio Germano ha voluto passare una serata con Ernesto. Poi, ricorda il regista, ha detto «È mio». «Volevo fare finalmente una commedia popolare – spiega l’attore romano -, in cui ognuno può riconoscersi attraverso le vicende di uno di noi, un ‘soldato semplice’, chissà quante vite come quella di Ernesto ci sono, è la nostra nazione che ci mette di fronte a certi paradossi. C’è una grande storia d’amore e di amicizia che resiste nel tempo, è uno dei pochi film senza ‘corna’ – sottolinea -. Sono persone che non scappano da se stesse, che non imitano gli altri ma costruiscono un saldo rapporto tra loro, si fanno forza uno con l’altro, un modello che spesso abbiamo nelle nostre famiglie».
Una commedia vera ha anche aspetti politici, sempre trattati con ironia e comicità. «I protagonisti assistono alla storia senza saperlo – dice ancora Veronesi -, volevo lambire gli argomenti storici, come l’euforia per la vittoria ai mondiali di calcio dell’82 che dà al protagonista la forza di cambiare lavoro. Io sono molto più corrotto di Ernesto nel raccontare gli anni ’80, lui è una persona veramente normale. Una guerra senza esercito non si vince, ci vogliono le persone da massacrare, e questo hanno fatto quelli che ci hanno governato negli ultimi trent’anni, le persone più deboli sono state in balia degli eventi. La vita di Ernesto continua».