Dal 6 al 25 novembre al Teatro Sistina di Roma
Rodolfo Laganà vuole ridare dignità alla popolare piazza romana di Campo de’ Fiori, bistrattata dalle cronache sulla movida notturna. Lo farà dal 6 al 25 novembre sul palcoscenico del Teatro Sistina con l’omonima commedia da lui interpretata e scritta con Gianni Quinto, diretta da Pino Quartullo, con Milena Miconi, Marco Passiglia, Renato Raimo, Tonino Tosto.
Una commedia corale, semplice, divertente e a tratti emozionante, che punta ai sentimenti, scandita dalla musica coinvolgente di Roberto Giglio, che racconta la Roma della movida notturna e trasgressiva di giovani e turisti ma anche quella della gente semplice che vive e lavora di giorno tra i banchi del variopinto mercato e sogna un futuro diverso. Ad introdurla, la versione solo strumentale del brano di Antonello Venditti che, appunto, prende il nome della piazza.
«È la piazza più aperta di Roma, sempre viva, di giorno e di notte, vogliamo sottolinearne tutto il lato poetico e popolare. Ma non è facile parlare oggi di Campo de’ Fiori. Sembra Beirut, sale agli onori della cronaca per la movida turbolenta, la droga e la delinquenza comune – si lamenta Laganà -. Ma ci vivono anche persone che la mattina vanno a fare la spesa al mercato, gente che passeggia col cane e giovani che la sera mentre bevono e fumano parlano anche delle loro vicende familiari, della disoccupazione».
La statua di Giordano Bruno che troneggia al centro della piazza fa da scenografia naturale alle vicende del “fruttarolo” Cesaretto (Laganà), della bella fioraia Claudia (Miconi), dello spazzino Alvaro (Passiglia), dell’attore di fiction Annibale trapiantato dal Nord e a tante altre storie che si raccontano, che sembrano favole, e favole che sembrano vere. «Volevamo una storia semplice – racconta Quinto – e una sera, seduti con Rodolfo a Campo de’ Fiori ci siamo accorti di avere tutti gli ingredienti: la scenografia, con la statua di Giordano Bruno e i protagonisti, i giovani che ci circondavano».
Del film con Aldo Fabrizi e Anna Magnani, il musical riprende solo il tema dei due vicini di banco al mercato, precisa Quartullo, che sottolinea le doti comiche della soubrette Milena Miconi. Uno spettacolo-manifesto del romanesco doc. «Ma che per la sua storia universale può essere esportato in tutta Italia – sottolinea Laganà -. Il dialetto che usiamo in scena è una lingua nobile, d’autore, è quello del cinema degli anni Cinquanta, non quello volgare esibito oggi in tv. Un po’ come quello di Troisi, di Benigni».
«Ogni attore italiano ha il suo dialetto – aggiunge Quartullo -, l’ italiano vero non lo parla nessuno, come il latino. Non si può essere razzisti con i romani». Anche se Roma, ammette Laganà, è molto cambiata. «Ma io, malgrado i problemi, mi ci sento sempre bene – confessa –. Mi ispira, mi accoglie, mi protegge, l’adoro sotto tutti i punti di vista». Dopo il Sistina e un breve tour nel Lazio, la prossima stagione la commedia andrà in giro per l’Italia. Non è esclusa anche una ripresa tv, e la possibilità di farne un format televisivo con special guest, sulla scia del successo dei Cesaroni della Garbatella. Laganà invece punta a raccontare anche le altre grandi piazze romane, come quelle di Trastevere, Piazza Navona, Fontana di Trevi. Questa commedia intanto la dedica al grande Garinei.