di Donatella Di Pietrantonio, Einaudi, 2019.
Nata in un paesello abruzzese di poco meno di mille abitanti, Donatella Di Pietrantonio si staglia nel panorama letterario nazionale con le sue storie locali ma universali, nelle quali i paesaggi abruzzesi non sono solo sfondo ma protagonisti in grado di riflettere e amplificare i sentimenti dei personaggi; personaggi per lo più femminili, sfaccettati, feriti, esplorativi, maturandi.
L’Arminuta ha vinto il Campiello nel 2017 con la storia di una ragazza cresciuta in una benestante famiglia di città e poi “ritornata, restituita” (questo vuol dire il termine Arminuta in dialetto abruzzese) alla sua famiglia biologica, semplice, povera e numerosa. Nell’Italia degli anni Settanta poteva capitare che tra parenti ci si passasse un figlio tra chi poteva averne e chi no, tra chi poteva mantenerli bene e magari farli studiare e chi no. Solo che nella casa della cugina ricca, Adalgisa, il figlio naturale a un certo punto arriva e la protagonista, ormai tredicenne, viene restituita come un pacco postale a genitori che nemmeno conosceva.
La trama del racconto diviene quindi (ri)tessitura di legami familiari tutti da chiarire in un viaggio di ricostruzione di un senso di appartenenza disgregato. “L’arminuta” non viene nemmeno chiamata per nome ma sempre con il suo epiteto, come se a identificarla fosse esclusivamente il suo ritorno forzato a quella realtà che le apparteneva per diritto di nascita. Un ritorno che è anche catalizzatore di una narrazione che sonda le profondità del dolore e della solitudine adolescenziale, svelando ombre che si annidano dietro mentite apparenze di normalità.
Di Pietrantonio eccelle nella caratterizzazione dei suoi personaggi, infondendo loro una complessità e una vulnerabilità che li rendono straordinariamente reali. L’Arminuta, con la sua resilienza e il suo disorientamento, incarna il dramma universale di chi è in cerca di un proprio posto nel mondo. La sua difficile relazione con la madre biologica e i nuovi fratelli è descritta con una sensibilità acuta, evidenziando il contrasto tra l’aspra realtà quotidiana e il desiderio di amore e accettazione.
L’Arminuta è una fiaba al contrario, in cui la principessa scopre di essere Cenerentola e il suo percorso iniziatico sarà volto alla ricerca di un’accettazione identitaria. Donatella Di Pietrantonio ci regala una storia potente e autentica, che unisce verismo a romanzo di formazione, capace di toccare le corde più profonde del cuore. Una lettura che non solo racconta, ma vive e pulsa, rivelando la forza della narrativa nel dare voce ai silenzi e nell’illuminare le ombre del nostro essere.