È uscito il film “Amiche da morire”, in sala dal 7 marzo
«Quale donna non ha mai pensato di ammazzare il proprio partner in un momento di rabbia?» Se lo è chiesto Giorgia Farina scrivendo la storia del suo primo film Amiche da morire nelle sale dal 7 marzo, prodotto dai figli del grande Sergio Leone, Andrea e Raffaella, con Rai Cinema, che lo distribuirà con 01 in circa 300 copie. Una commedia comica, surreale, tutta al femminile, dai risvolti noir, dove tre donne si fingono amiche per la pelle per nascondere un omicidio che frutterà loro un bel gruzzoletto e per non finire in galera. Un film garbato e divertente, che dimostra come una commedia non abbia necessariamente bisogno di un protagonista maschile per poter funzionare. Ne era certa la neoregista ventisettenne, che ha scritto la storia con Fabio Bonifacci puntando l’obiettivo sulle contraddizioni fatte di forza e debolezza, di onestà e inganno, di amore e odio tipiche delle donne.
Claudia Gerini, Cristiana Capotondi e Sabrina Impacciatore si sono messe generosamente in gioco e sono il potente motore del film. A tener loro testa un inconsueto Vinicio Marchioni, (Il “freddo” di Romanzo Criminale) al suo debutto in un ruolo brillante che fa uscire allo scoperto il suo lato comico finora sconosciuto. Ambientata in un’isoletta siciliana (ma girato in Puglia) divisa tra modernità e retrogrado tradizionalismo, la storia ruota intorno a tre giovani donne, che malgrado le notevoli diversità si trovano costrette a far fronte comune per salvarsi la pelle. Gilda (Claudia Gerini) è una bellezza verace venuta dal continente, che sbarca il lunario facendo la escort; Olivia (Cristiana Capotondi) è una moglie da manuale, bella, elegante, maniaca dell’ordine, suscita le invidie per la sua vita idilliaca accanto a un bellissimo e devoto marito. Crocetta (Sabrina Impacciatore) è il brutto anatroccolo, che si mormora porti sfiga a qualsiasi sventurato le si avvicini o tenti di conquistarla. A complicare la loro vita un oscuro delitto e un tenace commissario di polizia (Marchioni) che sospetta le tre amiche possano nascondere un segreto.
«Le donne al cinema hanno sempre ruoli piuttosto marginali, messe a supporto di un grande comico – spiega la regista -. Qui invece sono proprio loro le padrone della scena, a dimostrazione che anche il gentil sesso può far ridere». Non nega di aver attinto ispirazione dalle nuove commedie inglesi tipo Funeral Party e di aver sbirciato in un cult nostrano come La ragazza con la pistola. «Quale donna non ha mai desiderato ammazzare il compagno in un momento di rabbia? – dice convinta Farina -. L’omicidio qui accade in maniera talmente strampalata che un riferimento alla cronaca sarebbe stato improbabile». Per le protagoniste, racconta Giorgia, voleva tre donne con nulla in comune. «E poi ho scelto le attrici che mi stavano simpatiche – confessa-. Claudia è generosa e schietta; Cristiana era la perfetta Olivia, capace di uccidere pur mantenendo i modi da principessa, in contrasto con la veracità di Claudia e la comicità straripante di Sabrina». E il ‘quarto incomodo’ maschile? «Vinicio mi era piaciuto molto nei ruoli da duro, gli ho proposto un personaggio agli antipodi: un poliziotto pignolo, maschilista e un po’ goffo con il gentil sesso. Si è molto divertito».
Per Claudia Gerini è il primo ruolo da escort. «È stato divertente – dice -, nella sceneggiatura c’era una grande ironia di fondo, i personaggi erano caricati, siamo riuscite a renderli veri, non semplici macchiette. Il nome Gilda è già tutto un programma, è una donna provocante, che fa impazzire gli uomini, ama sedurre, ne fa un mestiere. Abbiamo costituito una banda di femmine, regista compresa, che ha preso il sopravvento, monopolizzando tutto e tutti». A unire le protagoniste, sostiene Claudia, è proprio la diversità. «Ognuna ha qualcosa di unico e succhia dalle altre le caratteristiche che le mancano. Inizialmente Gilda fa da capobanda poi, a turno, anche le altre prendono il comando. Gilda è quella che pianifica tutto, Olivia spara e Crocetta seduce il commissario…». Le è piaciuto stare per un po’ isolata dal mondo: «Vivere su un’isoletta piena di sole, colori, profumi sarebbe sicuramente un’esperienza rigenerante. Ma probabilmente a lungo termine mi starebbe stretta. Amo troppo la città e amo troppo Roma!». Ammette di aver avuto momenti di rabbia verso il compagno. «In quei frangenti ti si annebbia la vista, ma non mi è mai successo di andare oltre. Comunque, è sempre meglio non avere una pistola a portata di mano!». Non ha dubbi che oggi le donne possano raggiungere i propri obiettivi facendo a meno degli uomini. «Siamo sempre più consapevoli del nostro potenziale, non abbiamo più bisogno di un matrimonio o di un maschio che ci protegga e approvi le nostre scelte. Forse oggi è più l’uomo che sente la necessità di sposarsi per avere una spalla su cui appoggiarsi».