Nei cinema si parte per un nuovo entusiasmante viaggio nell’ignoto in compagnia del Doctor Strange che, con l’aiuto di mistici alleati, vecchi e nuovi, attraversa pericolose e sconvolgenti realtà alternative del Multiverso per affrontare un nuovo misterioso avversario. Un affascinante Benedict Cumberbatch torna a indossare dopo sei anni il magico mantello del Doctor Strange, nel Multiverso della Follia diretto da Sam Raimi, sceneggiato da Michael Waldron e interpretato da Chiwetel Ejiofor, Elizabeth Olsen, Benedict Wong, Xochitl Gomez, Sheila Atim e Adam Hugill, con Michael Stühlbarg e Rachel McAdams.
A luglio del 1963 Doctor Strange fece la sua prima apparizione all’interno del 110° numero del fumetto Marvel “Strange Tales”, creato dal disegnatore Steve Ditko e dallo sceneggiatore Stan Lee. 53 anni dopo, il Signore delle Arti Mistiche è stato accolto tra i Super Eroi dell’Universo Cinematografico Marvel con il film del 2016 che portava lo stesso nome del suo protagonista.
Ora questo secondo capitolo spinge il genere fantasy in una direzione più dark e minacciosa. Cosa ha spinto Raimi, maestro del macabro, a tornare nel mondo dei supereroi dopo quasi 15 anni? “Ho sempre considerato l’orrore e la suspense due aspetti molto divertenti dell’arte cinematografica – spiega-. Una delle ragioni per cui sono interessato al personaggio di Doctor Strange è la sua natura di mago. Da ragazzo, mi esibivo come prestigiatore in feste per bambini e matrimoni. Per questo trovo particolarmente interessante un supereroe che è un illusionista e un mago”.
Il Multiverso di Raimi è composto da infiniti universi paralleli, ognuno ospita tutto quello che già esiste, ma in una realtà alternativa, con moltissime versioni diverse di noi stessi, che vivono in versioni differenti della realtà che conosciamo e conducono vite diverse con esiti diversi. Ora, con l’ arrivo della giovane America Chavez che ha il potere di attraversare i vari universi, quelle possibilità sono aumentate esponenzialmente.
Stavolta Strange affronterà anche un viaggio di scoperta personale. Come spiega Cumberbatch: “Attraverso le diverse versioni alternative di se stesso si rende conto che il proprio atteggiamento è una sorta di impronta, un’identificazione di ciò che vive in ciascun universo e dei pericoli insiti in questo personaggio. Questa volta, sarà l’eroe o l’antagonista di se stesso?”.