L’attore toscano torna al cinema con una commedia fantasy sentimentale comica con qualche nota di malinconia
« Ognuno è il film che fa in quel momento ». Leonardo Pieraccioni alle soglie dei 45 anni (a febbraio) con la barba che incomincia a imbiancare, sentiva la voglia di spruzzare di malinconia la sua nuova commedia Io e Marilyn. L’ha diretta, interpretata e scritta col fedele Giovanni Veronesi ideatore del soggetto e l’ha prodotta con la sua Levante e con Medusa che dal 18 la distribuirà nelle sale in 650 copie di cui 50 in digitale. Nel validissimo cast non mancano gli inseparabili e svalvolati Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo, Barbara Tabita anche qui nei panni della sua ex moglie e Francesco Guccini stavolta “promosso” a psicanalista. New entry un colorito Biagio Izzo domatore di tigri napoletano (sarà in contemporanea anche nel cinepanettone con De Sica), un Luca Laurenti nevrotico gay e un Francesco Pannofino maresciallo dei carabinieri con sorpresa finale che, oltre a far ridere coi loro variegati dialetti fanno spaziare il film oltre i ristretti confini toscani, gli danno un respiro più nazionale.
Ma la vera chicca della storia è la prosperosa trentaduenne londinese Suzie, sosia della mitica Monroe che, scherzi del destino, di cognome fa Kennedy! Sarà lei che, col classico abito bianco plissettato e svolazzante che consacrò l’attrice americana , evocata per scherzo durante una seduta spiritica, si materializzerà a Gualtiero Marchesi (« che si chiama come il famoso cuoco ma non lo è », precisa Pieraccioni), tristemente separato con figlia sedicenne, e diventerà la voce della sua coscienza e la sua dispensatrice di consigli su come riconquistare la moglie. Però sarà lui solo a sentirla e vederla e questo creerà gli equivoci e le gag più divertenti.
Il film contenderà i lauti incassi natalizi al solito cinepanettone milionario con De Sica e soci, ma con una marcia in più, puntando oltre che sulle risate sui sentimenti. « Nasco cabarettista, voglio far ridere – spiega Leonardo -, ma ora mi sento più fragile rispetto alla spavalderia che avevo ai tempi de I laureati o del Ciclone, sicuramente certe microansie allora non le avevo ». E neppure sentiva l’esigenza di esprimere l’amore paterno come fa qui, verso la figlia adolescente (l’esordiente Marta Gostini) che vive al circo con mammà e lo spavaldo patrigno domatore e lanciatore di coltelli e che lui tenta con ogni mezzo di riconquistare. « Leonardo non si è intristito, si è strutturato – spiega Veronesi-, ha sviluppato anche nella commedia il suo lato romantico, ne è diventato protagonista sempre più a tutto tondo ».
« Ho il massimo rispetto per il pubblico che viene al cinema perché trova cose che lo fanno divertire – ci tiene a precisare Pieraccioni -, la mia comicità è anche molto popolare e il popolo è un premio meraviglioso. L’importante è che il film funzioni e soprattutto a Natale la gente vuole divertirsi con il suo linguaggio, se va bene vuol dire che gli avrò regalato un’ora e mezzo di gioia ». Come hanno dimostrato i 23 milioni e mezzo di euro incassati due stagioni orsono con il suo ultimo film Una moglie bellissima. Al teatro pare non pensi più: « È una delle quattro bugie della mia vita – racconta Leonardo -, insieme a parlare bene inglese, andare in palestra, imparare la chitarra. Scrivere un monologo sarebbe troppo faticoso ».
Scrivere invece un film a quattro mani con Veronesi e girarlo con attori amici per Pieraccioni è come « Una vacanza in tenda canadese: si suda volentieri con quelli con cui stai bene ». E si guadagna anche bene,visto che con gli otto film sfornati in quindici anni ha superato i 200 milioni d’incassi. « A sceneggiarlo, quasi sempre d’inverno, si va a casa del ‘padrone’ e visto che stavolta il film era suo – spiega Veronesi – toccava a me andare da Leonardo. Se lo trovavo al computer era buon segno , se invece era stravaccato sul divano ci voleva tempo per andare al succo, ma è sempre un divertimento, mi sento come fossi a casa di mio fratello ». « L’idea del fantasma di Marilyn che si materializza era sua – racconta Pieraccioni -, gliel’ho rubata al volo, l’ho trovata fantastica ».
E anche molto di moda dato che nelle sale impazzano angeli, vampiri e storie sull’al di là. « Dio è il più grande sceneggiatore – dice l’attore -, quando muori qualunque cosa trovi ti fai comunque una bella risata. Il fantasma di Marilyn qui è un classico del fantasy e anche un omaggio a Woody Allen che lo teneva sullo sfondo per farsi consigliare come riconquistare l’amata. Credo che lei si sarebbe divertita davvero a cena con noi ».