Dopo il Leone d’Oro conquistato nel 2005 con l’innovativo e romantico I segreti di Brokeback Mountain, Ang Lee torna al Festival di Venezia per presentare in concorso la vicenda struggente e passionale di un nuovo amore impossibile. Tra tradimenti, ambiguità dell’animo umano ed una lussuria che travolge e sconfigge senza via di scampo le sue vittime, il regista intreccia con eleganza formale le trame di un perfetto melodramma d’altri tempi. Lust Caution, (Attenzione, Lussuria) segna il ritorno di Ang Lee ai ritmi ed alle atmosfere della cinematografia orientale attraverso la scelta di un cast totalmente cinese e l’utilizzo del dialetto mandarino. Tratto dal racconto della scrittrice cinese Eileen Chang ( da noi meglio conosciuta come Zhang Ailing) ed interpretato dall’icona del cinema asiatico Tony Leung accanto all’esordiente Tang Wei, questo thriller erotico dalle ambientazioni datate porta ancora una volta il segno evidente della sessualità e la strumentalizzazione di questa per esplorare i lati più in ombra dell’animo umano. Cina 1938, mentre infuria la seconda guerra mondiale la giovane Wong Chia Chi,al primo anno di università, si lega ad un gruppo teatrale il cui scopo è tenere vivo lo spirito patriottico della gente. Ma ben presto i il fine dei ragazzi cambia, progettando di assassinare un grosso collaborazionista dei giapponesi, il signor Yee. Wong si trasformerà nella signora Mak prima per conquistare la fiducia di Yee diventando amica della moglie e poi intrecciando una relazione carnale e distruttiva con lui. “ Per me il sesso è uno strumento da utilizzare per la ricerca e la scoperta di se stessi – chiarisce Ang Lee – Ciò che mi intriga è giocare e mostrare l’ambiguità dell’animo umano. Il sesso è sicuramente un argomento centrale ma non l’unico.” La grandezza espressiva di Lee e la sua universalità artistica traggono grande ispirazione dal suo essere un po’ figlio di due mondi dal punto di vista culturale. In questo modo la tradizione orientale fatta di ombre e silenzi si fonde con una realizzazione più sfacciatamente hollywoodiana. “ Essere tra due mondi vuol dire provare a capire due diverse culture. – continua il regista – Il fatto di non appartenere completamente a nessuna delle due aiuta ad avere una visione più chiara. In fondo la distanza è benefica. Se si cresce protetti all’interno di una sola visione culturale non ci si chiederà mai il motivo delle proprie azioni o delle nostre scelte. Viaggiare in America mi permette di realizzare dei film ad Hollywood, ritornare a casa mi fa capire cosa ho imparato dalla mia cultura. Questo vuol dire essere liberi.”
di Tiziana Morganti