Associato a Il mio grosso grasso matrimonio greco, Mambo italiano in realtà ha in comune soltanto certe atmosfere, per così dire folkloristiche, volutamente sopra le righe. La ‘partita’ non si gioca tra due culture e comunità profondamente diverse, quella greca e statunitense nel primo caso, bensì all’interno di una, quella italiana, benché in ‘trasferta’ (Canada). La seconda cultura, quella locale, non entra nella disputa che è tutta interna a “la famiglia”. Nell’economia della storia e delle situazioni è affatto marginale. Gino (Paul Sorvino) e Maria (Ginette Reno) sono italiani emigrati in Canada, dove si sposarono subito dopo il loro arrivo negli anni ’50. La decisione del figlio Angelo (Luke Kirby), ormai trentenne, di andare a vivere da solo, è un autentico trauma per loro: «Cosa c’è di male a vivere con i genitori sino a quando non ti sposi?» Invece il figlio osserva realisticamente: «Noi italiani usciamo di casa solo in due modi, sposati o morti!» I genitori hanno appena il tempo di rinfrancarsi per il trasferimento a casa del figlio del suo miglior amico, Nino (Peter Miller), stimato poliziotto, che il mondo crolla loro addosso. I due ragazzi non sono soltanto amici, sono amanti. All’orrore e incredulità iniziali, segue un putiferio all’interno di tutta “la famiglia”. Come sempre in questi casi, c’è chi sorriderà di più e chi di meno, secondo la propria propensione, comunque va dato atto a Mambo italiano di non mettere in scena quell’accozzaglia di luoghi comuni beceri e consunti come accade sovente quando sono raffigurati gli italiani emigrati.
Verosimilmente non ci saranno le legittime rimostranze delle associazioni di italo-americani come avvenuto tempo fa per I Soprano. Per cogliere ‘l’italianità’ il regista Emile Gaudreault, all’opera seconda dopo Nuit de noces, si è tutelato co-sceneggiando con Steve Galluccio, canadese con radici italiane e autore della omonima commedia teatrale di successo da cui è tratto il film. Galluccio si è ispirato a momenti e ricordi della sua vita, immettendo tanta ironia come quando i personaggi affermano che «non c’è destino peggiore che essere gay e italiano». Costumi e ambienti vivaci e colorati per esaltare l’aspetto grottesco. Il meglio di Mambo italiano sono i genitori, la loro fisicità. Su tutti Paul Sorvino, nel cast l’unico hollywoodiano e popolare anche da noi. In particolare l’attore di Goodfellas, Dick Tracy, Nixon, Reds, nel guazzabuglio delle vicende familiari mostra una gamma di espressioni da grande interprete. E proprio una sua divertente battuta manifesta la difficoltà di inserimento degli emigrati nel ‘Nuovo Mondo’: «Arrivando non sapevo che c’erano due Americhe: quella vera, l’America, e quella finta, il Canada!! E due Canada: quello vero, l’Ontario, e quello finto, il Québec!!» Qui è ambientato Mambo italiano, in questo Stato bellissimo e verdissimo e artisticamente molto vivace. L’Agenzia Culturale del Québec in Italia presenterà in diverse nostre città da settembre a dicembre 2004 la “IV Biennale Orizzonte Québec”. Il cinema tra le molteplici discipline programmate, con il coinvolgimento degli artisti e delle espressioni più significative del Québec contemporaneo.
di Riccardo Farina