Tratto dal romanzo omonimo di Michael Cunningam, vincitore del premio Pulitzer e autore di The Hours, A Home at the End of the World è il primo lungometraggio di Michael Mayer, affermato regista teatrale noto per realizzazioni cariche di verve e contenuti. Storia di un’amicizia tra due giovani adolescenti che si lasciano per reincontrarsi nel tempo, il film presenta la struttura di un romanzo di formazione, che attraverso le vicende dei due protagonisti descrive un contesto generazionale specifico: i sogni e le trasgressioni degli ormai mitici 70’s years. L’America di Woodstok e i suoi residui, filtrati attraverso le esperienze di Bobby, estroverso ed anticonformista, e di Jonathan, ragazzo timido e un po’ trendy, viene raccontata nella forma di una commedia ben costruita in quanto a stile e ordine tematico. Un ritmo vivace trae vigore da una sceneggiatura efficace, impreziosita da piacevoli cenni lirici che le donano freschezza, e da una colonna sonora accuratamente selezionata che ripropone i mostri sacri del rock targato USA: da Bob Dylan a Patty Smith, dai Who al duca bianco.
Un Colin Farrel in piena forma e una frizzantissima Sissy Spacek sono le punte di diamante di un cast pienamente convincente, in grado di sostenere la storia nelle sue numerose conversioni emotive sino alla riflessione finale. Seppur inquadrata in un contesto storico ben preciso, A Home at the End of the World è la rappresentazione di un’utopia universale, americana ma non solo, giovanile ma non solo, connaturata in ognuno di noi; una casa ai confini del mondo, da cui osservare la realtà da una prospettiva diversa, al di là di ogni conformismo etico e culturale. Non è l’amicizia il tema portante di questo film, bensì le tante possibili modalità in cui essa può essere vissuta; la lezione di Mayer risulta da questo punto di vista chiara e diretta: i rapporti umani sfuggono ad ogni canone etico precostituito, non importa l’età e non importa il sesso; solo una volta capito questo, si può decidere se dare a quella casa il significato di un rifugio dal mondo o il valore di un luogo in cui quel mondo potrebbe essere ricostruito.
di Anna Rita Simeone