Una sconvolgente avventura cosmica per scoprire il mistero della vendetta del Macellatore di Dèi e fermarlo prima che sia troppo tardi. E’ questa la missione di Thor in Love and Thunder , il nuovo capitolo della saga dall’approccio comico, diretto da Taika Waititi (che l’ha anche sceneggiato con Jennifer Kaytin Robinson), approdato con enorme successo nelle sale.
Stavolta il Dio del Tuono (Chris Hemsworth) affronta un viaggio diverso da quelli affrontati fino ad ora, alla ricerca di se stesso. Ma i suoi sforzi sono interrotti da un killer galattico conosciuto come Gorr (Christian Bale) che desidera l’estinzione degli dèi. Per combattere la minaccia, Thor si affida all’aiuto dell’ex fidanzata Jane Foster (Natalie Portman) che, con stupore di Thor, brandisce inspiegabilmente il suo martello magico, Mjolnir, diventando la supereroina Mighty Thor.
Hemsworth desiderava far evolvere il suo ruolo. “Mi sentivo un po’ sotto pressione riguardo a questo film – ammette -. Fino ad ora, Thor è l’unico personaggio Marvel a essere arrivato al suo quarto film, quindi volevo fare qualcosa di diverso. Ho sempre voluto migliorare questo personaggio”.
Ciò che rende questo film diverso dagli altri è che si tratta di una storia d’amore. Thor è cresciuto moltissimo nel corso degli anni, si iniziano a vedere delle crepe nella sua armatura. Ha cominciato a percepire una certa responsabilità nei confronti di tutte le persone che ha perso nel corso della sua vita. L’amore è un tema che riecheggia in tutto il film, ma Waititi e la sua squadra hanno realizzato un film fragoroso come un tuono. “Volevamo inserire Thor in mondi e situazioni doppiamente vivaci e folli – spiega il regista. -. Quando sei alle prese con lo spazio profondo e con un vichingo, devi abbracciare quest’incredibile combinazione e utilizzarla per alimentare la storia: l’unico limite è la tua immaginazione. Volevamo un titolo che fosse capace di evocare l’atmosfera rock’n’roll anni ‘80. E Love and Thunder ci sembrava perfetto”.
Il vuoto interiore di Thor è ancora più grande. Decide che i suoi giorni da Super Eroe sono finiti e parte per scoprire che uomo è destinato a essere. Sta scappando dall’amore, perché tutte le persone che ama muoiono. Alla ricerca di un significato da dare alla sua esistenza, Thor fa una sconvolgente scoperta: la sua ex fidanzata Jane Foster, un’astrofisica di fama mondiale, si è dimostrata degna di brandire il suo martello magico, diventando una Super Eroina. Una trasformazione che nasconde una battaglia estremamente personale.
“Quando Taika mi ha spiegato il modo in cui Jane sarebbe diventata Mighty Thor, ho iniziato a pensare che avrebbe potuto essere un’esperienza affascinante – afferma Portman, presentando il film a Roma-. E’ stata una sfida davvero elettrizzante, perché era prevista moltissima improvvisazione: Taika ti tiene sempre sulle spine”. Una svolta al femminile che l’ha entusiasmata. “Sono sempre di più le donne eroine, ma dovrebbe essere una cosa normale, è un bel messaggio per i giovani – spiega l’attrice -. Qui lei ha mille paure, dubbi, debolezze ma comunque sempre è una tosta. Sono sempre troppo poche le ragazze che si dedicano alle scienze, negli Usa la Nasa ha avviato un programma di sostegno per loro”.
Si è stupita che abbiamo scelto anche stavolta lei per questa evoluzione del personaggio. “E’ stata un’idea rivoluzionaria fare un’eroina di una donna quarantenne, con due figli, alta un metro e sessanta come me, una bella sfida – commenta -. All’inizio ero agitata a dover improvvisare parecchio, poi mi sono lasciata andare,è stata una bella lezione. Voglio sempre essere preparata ma ho dato sfogo alla fantasia, soprattutto nelle scene di battaglia girate con un nemico ‘invisibile”.
Spera di tornare presto alla regia, si appresta a girare una serie per la tv ma vuole continuare a esplorare nuovi modi di fare cinema. “In trent’anni di carriera ho fatto sempre le stesse cose – confida -, vorrei creare nuovi modi di esprimermi, mi interessa il punto di vista femminile, vorrei esplorare l’esperienza delle donne”.
Il film esplora l’amore in tutte le sue forme: romantico, tra amici, per il lavoro, per se stessi. “Dà il senso all’esistenza – dice convinta -, ai miei figli ho insegnato l’empatia, la compassione, la curiosità, ad amare sempre ciò che fanno”. Ammette di avere paura del Covid, della armi, delle folle. “Ma mai auto commiserarsi – sostiene -, reagire di fronte alle avversità è un modo sano di sopravvivere”.