Il tempo, il cambiamento, l’amicizia, il bel cinema degli anni Settanta. Sono questi gli elementi scelti da Gabriele Muccino come motore del suo nuovo film Gli anni più belli, nelle sale dal 13 febbraio. Lo spiega il regista presentando la pellicola a Roma insieme ai protagonisti Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria. Nell’affollato cast anche Emma Marrone al suo debutto da attrice e l’affezionata mucciniana Nicoletta Romanoff. Il regista mette in piedi la storia di quattro amici, seguendoli dall’adolescenza per una quarantina di anni, dal 1980 a oggi, raccontandone amori e tradimenti, aspirazioni, successi e fallimenti, puntando la cinepresa anche sull’Italia che cambia, con la memoria troppo rivolta a capolavori come C’eravamo tanto amati. Anni gridati, almeno così li rappresenta lui attraverso il vociare continuo degli attori e lo strepitio della musica convulsa, usando soltanto come contrappunto immagini documentarie della caduta del muro di Berlino, dalla tempesta politica scatenata da Tangentopoli, dalla caduta delle Torri Gemelle newyorchesi fino alla nascita del Movimento 5 Stelle.
Non nega di essersi ispirato a grandi come Zavattini, Risi, Scola e pure Fellini, celando la confusione che lo ha guidato nel realizzare questa sua opera dietro l’intento di omaggiare quel cinema altissimo nel quale ha cercato (invano) di “rubare” la sostanza. Indubbiamente ci ha messo cuore nel raccontare i personaggi e la sua generazione e tutta la sapienza ormai acquisita in anni di regia. Ma a una pellicola così pretenziosa difficilmente si perdonano errori come i toni convulsi che sin dall’inizio stordiscono lo spettatore, i dialoghi retorici e spesso melensi che invalidano la bravura dimostrata comunque dagli attori. Gli otto milioni circa di euro investiti nel film da Lotus Production, Leone Film, Rai Cinema, saranno comunque in gran parte ammortizzato dagli incassi che i nomi di richiamo dei protagonisti faranno registrare nelle cinquecento sale in cui 01 lo programmerà e nelle vendite all’estero (già conclusa in Francia).