Deliziosa commedia semplice, per ridere sull’attualità
Ogni volta che stai per gettare la spugna dopo aver visto una scadente commedia all’italiana (cosa ultimamente ricorrente), miracolosamente arriva un film che ti fa riconciliare con l’unico genere che ancora riesce a riempire le sale. Ringraziamo di cuore per questo Massimiliano Bruno, autore di Nessuno mi può giudicare, nelle sale da mercoledì 16 marzo, che ha arruolato uno stuolo di bravissimi attori-amici, da Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Lucia Ocone, Riccardo Rossi, Caterina Guzzanti, Anna Foglietta, Lillo, Edoardo Falcone, fino all’ultimo figurante. Un film davvero ben scritto, che senza esitazioni possiamo definire un vero “gioiellino”. Si ride dall’inizio alla fine, e ci si commuove, su una storia a sfondo piuttosto amaro, che usa la comicità per far passare messaggi “seri” come la tolleranza, la condivisione, l’amicizia e la solidarietà e mettere a fuoco la nostra società del compromesso, che costringe talvolta a scelte estreme e dolorose per tirare a campare.
Come succede ad Alice (Cortellesi), ricca snob “griffatissima” con mega-villa, piscina, domestici stranieri da maltrattare e mega-party per “quelli che contano”. Quando il marito la lascia piena di debiti e senza un tetto, col rischio di finire in galera, sarà proprio il domestico maltrattato a trovarle un alloggio, seppur misero e in uno dei quartieri più degradati della periferia romana. Qui si troverà a contatto con un’umanità variegata e tutt’altro che raffinata, dal portiere terrone-razzista-qualunquista (uno strepitoso Papaleo) agli sbracati ma generosi vicini (Lucia Ocone e Lillo), al coatto gestore di un internet point (Bova) che non nasconde di disprezzarla, ma come tutti gli altri pronto a tenderle una mano. Per non farsi portar via il figlioletto dai servizi sociali, Alice tenterà invano di trovare un lavoro normale, optando alla fine per una carriera redditizia e oggi assai in voga: la escort.
E qui la Cortellesi sfodera tutta la sua versatilità in esilaranti scenette che vanno dal sensuale al sadomaso, senza mai scadere nella benché minima volgarità. Mentre sul dissestato terrazzo condominiale si condividono cibo, musica, amicizia, litigi, amori e gelosie. Quest’opera prima da regista davvero ben riuscita di Massimiliano Bruno (autore di film di successo come Notte prima degli esami, Ex e Maschi contro Femmine e qui anche attore e sceneggiatore con Edoardo Falcone e Fausto Brizzi) esce dunque stravittoriosa dal confronto con altre pellicole compagne di viaggio mal riuscite, noiose e, peggio ancora, pretenziose. Il riferimento va a Una cella in due con Enzo Salvi e Maurizio Battista che non rinunciano a volgarità e rumori corporali per non deludere i fan “cinepanettoniani” ma, pretenziosamente, cercando invano di virare sulla commedia sentimentale “seria”. Risultato? Né carne né pesce, non si ride né ci si commuove, uno spreco delle indiscusse doti comiche dei protagonisti.
O come l’opera prima di Matteo Cerami Tutti al mare, che scomoda la penna che il noto papà Vincenzo trentaquattro anni prima usò a dovere per un film diventato di culto come Casotto di Citti e una schiera di bravissimi attori, per una commedia coral-balneare che malgrado gli intenti lascia piuttosto indifferenti. Per non parlare dell’ultimo “capolavoro” di De Laurentiis firmato Neri Parenti, che scomoda inutilmente gli antenati dei mitici monicelliani Amici miei, vestendoli a dovere con sontuosissimi (e costosissimi) costumi ma poi lasciandoli in preda a battute e gag usurate, prevedibili, stantie e, ancor più grave, per nulla divertenti. Ora, al botteghino l’ardua sentenza.