Poesia e magia: questi gli ingredienti fondamentali che rendono Finding Neverland, opera del giä apprezzato regista di Monster’s Ball, Marc Forster, un eccezionale racconto biografico sull’autore di Peter Pan, J.M.Barrie. Il regista riesce a coniugare il talento fantasioso dello scrittore con il realismo della messa in scena; proprio per questo scorrono parallele nel film una critica alla società perbenista inglese dei primi del ‘900 e un omaggio alla capacità di Barrie di rendere concreta la fantasia. La fantasia è appunto il centro intorno a cui ruota tutto il racconto, una fantasia che si associa all’arte come evasione e spettacolo, in particolare all’arte teatrale, e grazie alla quale la mente umana può evadere e sollevarsi spiritualmente. Più di una sequenza è incentrata sulla presenza dell’elemento magico nel quotidiano, sul desiderio dell’uomo di non crescere mai per restare eternamente bambino e così sconfiggere ed esorcizzare i mali del mondo. Solo con gli occhi del bambino si può continuare a sognare, a percepire il vero senso delle cose e il reale valore dei sentimenti umani, messaggio di cui si fa portavoce da sempre il personaggio di Peter Pan. Forster riesce perfettamente nel suo intento poiché fa sì che il tono narrativo non scada mai nell’eccesso o nel melenso e che gli attori recitino sempre sotto le righe per tirar fuori il loro lato più umano e sensibile. In questo è servito dalla lodevole interpretazione di tutti i protagonisti, da Johnny Depp a Kate Winslet, da Dustin Hoffman a Julie Christie, per non parlare dell’agguerrito gruppo di attori bambini, capeggiati dallo strabiliante Freddie Highmore nel ruolo di Peter. Un film dunque imperdibile e prezioso, un gioiello di sensibilità e profondità che rende giustizia finalmente alla complessa mente creativa del padre di Peter Pan.
di Simone Carletti