Come commedia è molto mal riuscito, ma come film d’esordio della top Gisele Bundchen, futura probabile signora Di Caprio, questo New York Taxiè tutta un’altra storia. Quando queste signore dal dollaro facile si mettono in testa di fare cinema, non ci si accontenta di inserirle in un contesto preesistente, magari, quale prima volta, affidando loro un piccolo cameo. Magari. Si costruisce invece ex novo un’opera che contorni e risalti le loro scarse capacità. È stato il caso de La maschera di cera, dove per nostra fortuna Paris Hilton non ha potuto fare più danni di quanti gliene fosse concesso, ed è il caso di questo Taxi, importato dalla Francia, privato di una “x” e trapiantato a New York City. In questo calderone di idozia conclamata ci si tuffa a tutta velocità in un turbinio di inseguimenti metropolitani dove una star capace di ben altro come Queen Latifah (Chicago, Jungle Fever, Il collezionista di ossa), mettendosi al volante del taxi del titolo, un prototipo rifinito con attrezzatura ad alta tecnologia, sfreccia nel traffico newyorchese come fosse a Indianapolis.
Sì perché il sogno di Belle (Latifah) è quello di diventare una campionessa del NASCAR, allenandosi nel traffico metropolitano. Quello di Washburn (Jimmy Fallon) è di diventare un poliziotto rispettato catturando qualche pericoloso criminale, invece di essere considerato da amici e colleghi come l’uomo più idiota sulla faccia della terra. In effetti allo sfortunato ed impacciato Washburn non gliene va una dritta. Dopo aver causato svariati incidenti per la sua incapacità alla guida, requisisce il taxi di Belle coinvolgendola in un vero e proprio inseguimento al cardiopalma. Nella macchina dei cattivi c’è un team di super-top-model con la Bundchen al volante, per la quale, per la prima uscita dalla vettura, partirà un tv-spot che ben metta in risalto il suo stacco di gambe. Perché Luc Besson si metta in questi pasticci cinematografici è un mistero grande almeno quanto il fatto che Latifah abbia nel film un boyfriend appena uscito dalla copertina di “Men’s Health” e che le rapinatrici in questione abbiano la possibilità di spogliarsi in un vicolo senza che nessuno le noti. Modelle che vogliono fare le attrici, attori che vogliono fare gli architetti, cabarettisti che vogliono fare i politici. Se ognuno si limitasse al suo mestiere che mondo sarebbe?
di Alessio Sperati