Hanno incrociato generi come il nostro poliziottesco anni ‘70 di Romanzo criminale con l’ action movie e il fantasy americano di Ritorno al futuro nei movimenti di macchina, negli zoom sui primi piani, nelle riprese deformanti dal basso, nella fotografia cupa, nel montaggio e, soprattutto, nella sceneggiatura che ha precisi richiami a quei film. Il titolo è un chiaro omaggio al capolavoro di Benigni e Troisi e, se non bastasse, hanno caratterizzato i protagonisti Alessandro Gassmann, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi, come gli indimenticabili soliti ignoti. Il vero cattivo del film è un Edoardo Leo nei panni del boss della storica Banda della Magliana Renatino, rude e dispotico anche con la sua donna, una Ilenia Pastorelli abbondantemente spogliata.
Malgrado tanta fatica Non ci resta che il crimine, diretto da Massimiliano Bruno che lo interpreta e l’ha scritto con Andrea Bassi, Nicola Guaglianone e Menotti, pronto a invadere dal 10 gennaio ben 400 sale, non lascia il segno.
Concordiamo con Bruno sul fatto che il cinema sia un’arte in cui bisogna sperimentare continuamente per riuscire a trovare nuove strade. Ma la sua è ancora troppo tortuosa. Il risultato del suo sforzo stavolta è una commedia insolita ma assai poco convincente e coinvolgente in cui i tre sfigati protagonisti, che per sbarcare il lunario organizzano tour turistici nel quartier generale della Banda criminale romana, si troveranno catapultati negli anni ’80, alle prese con quella vera e feroce, coinvolti in imprese più grandi di loro, alla vigilia dei mitici Mondiali che videro campione la nostra nazionale. Qui fioriranno le gag, forse scritte troppo a tavolino per risultare esilaranti. E visto che il finale è lasciato aperto, se gli incassi saranno convincenti, c’è da aspettarsi un prossimo seguito, sperando che, aggiustato il tiro, ne esca finalmente un film italiano convincente.