Grande successo di pubblico per il tv movie di Rai-fiction
Durante il suo intervento all’Auditorium di via della Conciliazione di Roma, in occasione dell’anteprima dell’atteso tv movie di Alberto Negrin dal titolo Paolo Borsellino, i 57 giorni, Fabrizio Del Noce, direttore di Rai-Fiction, ha sottolineato come sia indispensabile onorare la memoria di personaggi che hanno fatto la storia del nostro Paese, facendo sì che le nuove generazioni possano sapere e quelle vecchie non dimenticare. E la presenza all’evento di una vasta schiera di giovani, all’interno di un pubblico numeroso di addetti ai lavori, è senz’altro testimonianza di come si voglia mantenere sempre vivo il ricordo dei fatti che, vent’anni fa, sconvolsero l’Italia. Tanto più, se si pensa ai recenti avvenimenti di cronaca nera come l’attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, avvenuto proprio a pochi giorni dalla commemorazione del ventennale dalle uccisioni di Falcone e Borsellino. Ed è proprio nella ricorrenza delle stragi di Capaci e via D’Amelio che RaiUno dedica un film in prima serata al ricordo dei due celebri magistrati dell’antimafia, divenuti simbolo di quell’Italia onesta che finalmente alza la testa contro lo strapotere di Cosa Nostra ed inizia a combattere contro la criminalità organizzata.
Ad animare la pellicola prodotta da Federico Scardamaglia per Compagnia Leone Cinematografica, quindi, il commovente racconto di come il giudice Borsellino abbia affrontato la sua vita, pubblica e privata, durante i 57 giorni successivi all’assassinio del grande amico Falcone, fino al fatidico 19 luglio 1992, quando verrà travolto dal suo stesso tragico destino. Un arco di tempo breve ma intenso, che vedrà Borsellino impegnato in un’estenuante e frenetica attività di ricerca della verità sull’offensiva terroristica in atto, portandolo allo scontro con nemici palesi e occulti. Tutto ciò non gli impedirà, però, di vivere fino in fondo i suoi affetti famigliari, né di giungere a nuove ed illuminanti scoperte che saranno raccolte dai suoi successori affinché i massacri che, nella mente dei loro organizzatori, dovevano essere il trionfo della strategia distruttiva di Cosa Nostra, possano segnare l’inizio della sua stessa fine.
Salta subito all’occhio la naturalezza con cui la sceneggiatura di Francesco Scardamaglia si discosta dalle quelle che in precedenza hanno proposto, cinematograficamente o televisivamente, la storia del magistrato palermitano, riuscendo ad evitare la facile strada della denuncia e della presa di posizione ideologica, per mettere invece in luce il ritratto di un personaggio estremamente umano, sensibile, ironico e generoso. Un grande uomo che, come ha affermato nel corso della conferenza stampa il suo talentuoso interprete Luca Zingaretti, grazie alla spiccata capacità di ragionare con la propria testa, rimane sempre fedele a se stesso e alla sua visione della vita, perché solo così si può diventare davvero cittadini di uno Stato e aiutarlo ad avere consapevolezza del proprio ruolo.
Interessante la scelta di adoperare un cast composto, ad eccezione di Zingaretti e della intensa Lorenza Indovina, per lo più da attori non conosciutissimi dal grande pubblico come Enrico Ianniello, Davide Giordano, Rori Quattrocchi e Andrea Tidona, favorendo un’immedesimazione più diretta all’interno della vicenda.
Una bella fotografia ha poi valorizzato la particolarmente realistica e ben costruita scenografia di inizio anni ’90, sullo sfondo degli stessi luoghi in cui Borsellino aveva agito: dal Palazzo di Giustizia di Palermo dove, fino all’ultimo aveva svolto il suo lavoro, a via Cilea, dove abitava e tuttora abitano la vedova Agnese con i figli Manfredi, Lucia e Fiammetta. Il tutto, accompagnato dalle superbe musiche di Ennio Morricone, fiore all’occhiello di un film televisivo pienamente riuscito che, per i suoi ritmi cinematografici, ben potrebbe adattarsi ad una proiezione sul grande schermo.