Ad ingrossare le fila di magistrati e poliziotti che invadono le fiction, da lunedì 6 marzo in prima serata su Rai 1 tornano le inchieste di Il Commissario Ricciardi, interpretato da Lino Guanciale, stavolta diretto da Gianpaolo Tescari. Nelle nuove quattro puntate di questo avvincente mystery, prodotto da Rai Fiction, Clemart e Rai Com, il soprannaturale farà spazio all’amore. Aiutato nelle indagini dalle visioni di persone tragicamente defunte, paternamente protetto dal brigadiere Maione (Antonio Milo) e incoraggiato dall’amico medico legale Bruno Modo (Enrico Ianniello), il commissario della Mobile napoletana dovrà destreggiarsi stavolta anche tra le attenzioni amorose della sensuale Livia (Serena Iansiti), della timida dirimpettaia Enrica (Maria Vera Ratti) e della contessa Bianca Palmieri (Fiorenza D’ Antonio) che con Ricciardi ha molto da condividere.
Sceneggiato dagli omonimi romanzi di Maurizio de Giovanni da Valeria Rispoli e Salvatore Basile, ambientato negli anni ‘30 tra i caratteristici vicoli di Napoli, questo coinvolgente poliziesco in salsa melò, che si interroga sul senso della vita e del dolore, ha conquistato nella prima serie il 24% dei telespettatori.
Catturare gli assassini è l’ossessione di Ricciardi, afflitto da una maledizione ereditata dalla madre: vede i fantasmi delle persone morte in modo violento e ne ascolta l’ultimo pensiero. Per paura di tramandare la sua sofferenza anche ai figli, ha deciso di rinunciare all’amore. Con le sue straordinarie doti intuitive e una vera e propria vocazione per il lavoro, risolve i casi di omicidio più difficili, mentre l’aura di mistero che lo circonda ne fa un uomo corteggiato dalle donne. Per il commissario si avvicina il tempo di fare una scelta.
Tescari, che ha ricevuto il testimone della regia da D’Alatri, si è impegnato a fondo per affrontare personaggi già consolidati, trattare le nuove storie, restituire atmosfere e caratteri dando conto del tempo trascorso e del loro sviluppo. “Abbiamo voluto ambientare le storie accentuando gli elementi distintivi di architettura, arte, musica e costume che hanno segnato gli Anni Trenta del Fascismo – spiega, presentando la serie nella sede Rai di Roma con il cast -. In questo magma demoniaco e angelico che è la città di Napoli si dipanano le storie popolate da personaggi sempre sfuggenti che presentano facce conflittuali, mescolando una apparente pura ingenuità a una crudele foga vendicativa, che Ricciardi riesce a smascherare con la sua folle testardaggine nel ricercare verità e giustizia”.
Affrontare il paranormale è stata una bella sfida per Lino Guanciale, vinta in prima battuta. “Come aver scalato una montagna con tanta responsabilità addosso, ho giocato per sottrazione rispettando la serie letteraria – confida l’attore abruzzese-. Si sono aperte diverse crepe nella corazza protettiva del protagonista, lasciando passare un po’ di felicità. Come nei romanzi si dà più spazio all’amore, c’è un’accelerazione dei ritmi affettivi”. La vera difficoltà, spiega, è stata dare il fascino e l’empatia emotiva al suo personaggio. “Sono partito dai dettagli dei romanzi, i suoi sguardi per esempio, sempre alla ricerca di segni, o per sfuggire alle visioni che lo affliggono, mi sono concentrato per farlo bene. In lui mi riconosco per la testardaggine, una bella rogna nel privato, ci accomuna anche l’amore per la discrezione. La sua giustizia non sempre corrisponde alla legge, nel decidere sceglie col libero arbitrio, è questa la grandezza eroica di questo antieroe”.