Dal 12 dicembre in sala “Un fantastico via vai”
Con l’avvicinarsi delle feste piovono gli inesorabili “cinepanettoni”. Ma in confezione nuova, meno sgargiante, con un sapore più gradevole, delicato. Apripista, il 12 dicembre, Leonardo Pieraccioni con Un fantastico via vai, commedia un po’ amarcord dei Laureati, ai quali il regista-attore fiorentino non fa mancare alcuni omaggi. Nella sceneggiatura, più curata, si sente la mano di Paolo Genovese, che ha saggiamente tenuto a freno Pieraccioni, riuscendo a non far andare mai sopra le righe i protagonisti, compreso l’incontenibile Ceccherini. Ben assortito anche il cast, che affianca al regista e protagonista Pieraccioni i collaudati Panariello, Serena Autieri, la nuova esilarante coppia Marco Marzocca- Maurizio Battista, l’immancabile sempre buffo Massimo Ceccherini e un gruppetto di giovani meno noti ma altrettanto efficaci come Marianna Di Martino, Chiara Mastalli, Giuseppe Maggio, David Sef, Alice Bellagamba.
Si ride, in qualche punto ci si commuove anche un po’, con questa semplice e garbata favoletta scacciapensieri per nulla volgare, che ha la sola pretesa di rilassare per un’ora e mezza un pubblico sempre più stremato dalla crisi. E magari bissare anche i soliti incassi milionari, per ridare un po’ di ossigeno alle asfittiche produzioni.
Pieraccioni è un impiegato di mezza età con bella e fedele moglie e due figlie gemelle. Stufo della routine, per un equivoco litiga con la consorte e prende la palla al balzo per andar via di casa, dal lavoro e approdare in casa di quattro studenti ventenni che gli affittano una stanza. E lo riportano indietro nel tempo.
L’ispirazione per questa storia il regista l’ha avuta durante gli incontri con gli universitari. “Si creava subito un bel feeling che abbatteva ogni barriera d’età – racconta Pieraccioni -, ma poi mi davano del lei, la mia età era più vicina a quella dei loro padri”. Nel film non sarà il cinquantenne bamboccione regredito a ventenne, ma innescherà uno scambio tra la sua esperienza di adulto e la freschezza impetuosa dei ragazzi. “Gli basterà poco per capire che il passato non può tornare –spiega – ma che il futuro, a qualsiasi età, può essere imprevedibile”.
Conferma che il cambio di registro del film è dovuto alla “mano” del nuovo co-sceneggiatore. “Prima era un gran carnevale, con Genovese è un altro modo di lavorare – ammette -, ha imbrigliato subito la storia, dando più rigore alla scrittura, montando giornalmente il girato per farti vedere il lavoro fatto da spettatore”.
Ha riesumato la corsa dei laureati per fuggire dal ristorante senza pagare il conto perché, spiega, “Nella corsa c’è il riassunto di tutto il film. Allora si faceva una zingarata – confessa -, oggi a 50 anni non ce la fai più, fai tristezza, col fiato corto e il dolore alla milza, sono pure cascato, ma ho fatto finta che fosse nel copione, una pena”.
Mira agli incassi iperbolici di Zalone? “E’ un attore comico iperefficace – dice -, temo la concorrenza de Lo Hobbit perché piace a grandi e bambini, è brutto e fa paura. La mia risposta è Lo Ceccherini”.