Osteggiata e criticata, Maiween Le Besco presenta il suo piccolo grande film
Si fa fatica a vedere bambini innocenti vittime di violenze familiari di ogni tipo, messi di fronte a poliziotti che vogliono a tutti i costi inchiodare i colpevoli. È un tema molto scottante. L’attrice francese Maiween Le Besco c’è riuscita con equilibrio, senza retorica in Polisse, il suo terzo film da regista di cui è anche protagonista. Un film duro e tenero, straziante e leggero, realizzato con pochi mezzi in otto settimane, osteggiato dalla polizia francese ma premiato della critica a Cannes e dal pubblico francese (che ha sbancato il botteghino con 2 milioni e mezzo di presenze) e dal 3 febbraio nelle nostre sale grazie a Lucky Red.
Maiween ha puntato la cinepresa (e nel film la macchina fotografica) sul duro lavoro affrontato ogni giorno dai poliziotti della Sezione protezione minori di Parigi, mettendoli a nudo, senza veli e senza indulgenza, come in un documentario in presa diretta, mentre svolgono le loro mansioni, disincantati ma sempre sensibili di fronte a tanti orrori, seguendoli anche nel dopolavoro, nel privato, sottolineandone sentimenti e debolezze.
Poliziotti, non eroi, tiene a precisare la regista, a Roma per presentare il film con Riccardo Scamarcio, unico attore italiano con un piccolo ruolo (è il suo compagno, separato, con cui ha due figlie). Lei, nel ruolo di una fotografa di grido, segue gli agenti mentre arrestano pedofili, acciuffano piccoli borseggiatori, interrogano parenti che abusano dei figli, affrontano adolescenti dalla sessualità fuori controllo.
«Le storie si ispirano alla realtà ma non sono vere, un regista deve trascendere – racconta Maiween -. Non ho potuto lavorare con quel gruppo di agenti perché i loro capi mi hanno messo i bastoni tra le ruote. Non ho avuto l’autorizzazione per le riprese perché non credevano in questo film e in me come regista e poi non vedevano di buon occhio il rapper Joeystarr (che interpreta Fred) appena uscito di prigione. Ma dopo aver visto il film si sono dovuti ricredere. Non era né pro né contro la polizia, volevo fare una riflessione sulla loro vita, senza dare giudizi, hanno capito di aver perso una grande occasione».
Un successo che ha infastidito la “sinistra al caviale”, come la chiama lei, la più dura, che comunque non ama i gendarmi. «Sono fiera di essere libera, controcorrente – dice sicura -, mi sono prodotta da sola il primo film, mai fatto qualcosa per compiacere qualcuno, tantomeno la gauche au caviar, per loro devi essere sfigato se no sei un traditore».
Ha scelto Scamarcio perché, spiega Maiween, cercava un attore carismatico per questo ruolo-cerniera tra due mondi, quello facile e agiato di lei e quello ruvido del poliziotto da cui sarà attratta. «L’ostacolo della lingua ha arricchito il personaggio, mi ha fatto riavvicinare alle mie origini magrebine». E lui: «Ho accettato questo piccolo ruolo perché volevo lavorare con Maiween e mettermi alla prova con un film straniero. Recitare in un’altra lingua è un’esperienza difficile ma molto interessante.
Il film parla di pedofilia in modo molto originale, ho provato grande tenerezza sia per i bambini che per gli adulti» dice Scamarcio, impegnato a teatro con Romeo e Giulietta, che tornerà presto al cinema, ma solo in veste di produttore del film che Valeria Golino girerà ad aprile, titolo provvisorio Vi perdono. Nella sceneggiatura la sua parte era più lunga, ma non si integrava bene con la storia e lei l’ha tagliata drasticamente. «Mi sono un po’ incazzato, dispiace vedere sacrificata la tua fatica – commenta Scamarcio -, ma sono contento di essere in questo film denso di emozioni, vitalità, tenerezza, che mostra il malessere di vivere che ci riguarda tutti».