Il piacere della libertà. Ha contraddistinto la vita di Pasquale Squitieri e ora, a tre anni dalla sua scomparsa, dà il titolo alla prima edizione del Premio a lui dedicato, ideato dalla moglie Ottavia Fusco Squitieri e promosso da Salvo d’Ortona, che si terrà a Roma il 27 novembre, data della sua nascita, con una serata arricchita da tanti artisti che premieranno i migliori lungometraggi, cortometraggi, docufiction e documentari del cinema italiano in concorso, scelti tra una rosa di dieci opere per ogni categoria uscite nel corso dell’anno.
Film soprattutto di denuncia, come i suoi, selezionati da una giuria composta da personalità dello spettacolo tra cui Simona Izzo, Barbara Alberti, Vittorio Cecchi Gori, Enrico Lo Verso, Pippo Baudo, Valerio Caprara. Premi speciali andranno ai corti, che Squitieri definiva “il miglior biglietto da visita di un giovane regista”, film “verticali” girati coi telefonini.
Un Premio fortemente voluto da Ottavia Fusco per non dimenticare un uomo dallo spirito libero e impetuoso, nato nel 1938 a Napoli, nel popolare Rione Sanità, contestato fino alla fine dal sistema. “Il diversamente vivo non può morire, è ovunque io sono e con chi l’ha amato” dice la moglie, che con lui ha condiviso ogni drammatico momento della tormentata convalescenza dopo l’incidente d’auto che poi gli costò la vita. A Squitieri era stato tolto il vitalizio da senatore per un errore da lui commesso in gioventù e pure l’assistenza sanitaria, gettandolo in gravi difficoltà economiche superate grazie alla generosità di amici, familiari, colleghi e dell’ex compagna Claudia Cardinale.
Un uomo che non ha mai avuto paura di cambiare e affermare la propria identità con forza e passione, insofferente ad ogni etichetta, trovando una contiguità, rara nell’ arte, tra la vita vissuta e le sue opere, sottolinea la moglie. Così il suo cinema è difficile da definire sempre volto a cogliere le incongruenze della società, trattando argomenti controversi e scomodi, portando sullo schermo una cifra stilistica, tanto con il suo cinema storico quanto con quello di attualità, lirica e appassionata, figlia della scuola del suo amato e citato padrino cinematografico Sergio Leone, quanto lo sguardo antropologico di un documentarista nell’ osservare il mondo senza filtri o bandiere prestabilite.