In prima serata la fiction Rai sul celebre mistico algerino
Un fragile peschereccio zeppo di uomini, donne, bambini in fuga dalla guerra che sta distruggendo la loro città, diretta dall’Africa del Nord verso Roma. La crisi che sta distruggendo gli imperi occidentali. Uomini affogati nell’incertezza del presente e senza prospettive. Sembra una spaccato dei nostri giorni, e invece stiamo parlando di mille e seicento anni fa, dei tempi di “Sant’Agostino” la cui vita è raccontata nel kolossal internazionale in onda su RaiUno domenica 31 gennaio e lunedì 1 febbraio in prima serata. Una coproduzione internazionale italo-tedesco-polacca capitanata dalla Lux Vide di Ettore Bernabei, marchio di assoluta garanzia soprattutto per i kolossal a tematica storico-religiosa, ma non solo.
L’ex presidente Rai, ora affiancato dai validissimi figli Matilde e Luca Bernabei, da circa un ventennio ha sposato questa difficile missione, avendo al tempo stesso il coraggio di alternare a temi complessi come il racconto di certi papati, soggetti più leggeri ma di fortissimo impatto come Don Matteo o Coco Chanel. «La tv esiste da cinquant’anni ma non è più la stessa – spiega Bernabei -, il pubblico è maturato, non vuole cose banali o narcotizzanti, si deve avere capacità di divulgare a tutti i livelli, far passare emozioni e sentimenti». Una linea sposata in pieno da Raifiction che punta sempre più sulla qualità. Lo conferma il direttore Fabrizio Del Noce che prosegue col filone che coniuga cultura ed intrattenimento, confortato dai buoni risultati ottenuti dagli ultimi lavori andati in onda, su temi difficili come le morti bianche o la vita di Anna Frank (26% di share), che hanno avuto senza problemi la meglio sui vari Amici di Maria e Grandi Fratelli (che furono battuti recentemente persino da Pinocchio con oltre due milioni di spettatori in più). «È comunque una sfida difficile ma non volevo ghettizzare questo film – mette le mani avanti Del Noce -, il significato nasce dal confronto e il pubblico è disponibile anche a temi meno popolari dei reality».
Sul sentimento dell’amore universale, del valore della parola, si basa questo film in due puntate su Sant’Agostino, uno dei più grandi protagonisti della cristianità, diretto da Christian Duguay con Alessandro Preziosi nei panni di Agostino di Ippona nei travagliati anni della maturità e della conversione, Franco Nero che lo rappresenta nell’età crepuscolare, Monica Guerritore sua madre, Andrea Giordana il battagliero Ambrogio, Vescono di Milano. Nel cast italiano inoltre Cesare Bocci, Matteo Urzia (Agostino bambino) Francesca Cavallin, Cosimo Fusco, Sonia Aquino, Vincenzo Alfieri. Una produzione grandiosa, realizzata su quattro diversi set in Tunisia, con centinaia di figuranti, oltre tremila costumi, centinaia di pellicce, antichi abiti afghani dell’800 ricamati con fili d’oro, gioielli fatti a mano da artigiani marocchini con pietre indiane, mille metri quadri di mosaici e affreschi.
Nato nel 354 in un paesino agricolo nordafricano (nell’attuale Algeria) e morto a Ippona nel 430, Agostino visse un’ epoca di profonda crisi e di radicale cambiamento della storia: la caduta dell’Impero Romano. Ambizioso e spregiudicato, fine oratore alla corte dell’imperatore, si metterà al servizio di Dio e della pace in un mondo assediato dai barbari. Filosofo, teologo, mistico, scrittore, il suo pensiero ha superato il tempo conservando una straordinaria attualità. Come ciò che descrive il film. «Un’opera che fa conoscere un periodo della storia e il percorso di un uomo che avrebbe potuto vivere oggi – sottolinea Ettore Bernabei -, la sua eccezionale intelligenza fusa alla cultura del mondo greco-romano, tutte le esperienze anche le più trasgressive e ancora attuali, sempre alla ricerca di qualcosa che gli mancava talizzare un periodo di profonda crisi con le popolazioni che venivano. Mille e seicento anni fa la Chiesa riuscì a rivitalizzare un periodo di profonda crisi con le popolazioni che venivano dall’Oriente. Spero che il pubblico possa ricavarne un vantaggio per la propria vita».
«La sua esperienza siamo tutti noi, la sua vita fu una lezione immensa di solidarietà, in una Chiesa che tutti noi sogniamo, che stia più vicina alle fatiche umane quotidiane» aggiunge Padre Vittorino Grossi, preside dell’Università Lateranense . «Mi ha affascinato l’aspetto dinamico del personaggio, un uomo con le sue contraddizioni, il suo rapporto con la fede – dice Preziosi -. La parola legata alla ricerca della verità, ai fati è l’elemento che si può riportare ai giorni nostri. Mi sono lasciato andare anche se recitare in inglese è stato faticosissimo». «La parte matura di Agostino è quella della saggezza – spiega Franco Nero -, si converte a 29 anni, prima era un peccatore, è uno dei Santi più moderni, oggi potrebbe parlare ai giovani, dir loro di essere meno pressappochisti. È l’uomo della parola, quella che serve a risolvere tanti problemi. Più parole e meno guerre, più tavole rotonde, più diplomazia e il nostro mondo sarebbe migliore».
«Proporlo oggi al pubblico televisivo è coraggioso, è un’ottima scelta per la tv pubblica, dovrebbe farci crescere tutti» aggiunge Andrea Giordana che del suo personaggio dice: «Dio aveva bisogno della sua attenzione al sociale, quando l’Ambrogio peccatore si scontra con Dio è come se ricevesse un tir in faccia, si converte in pochi giorni, apre orecchie e cuore a Dio, anche noi oggi avremmo bisogno di beccarci un tir in faccia così». «I sentimenti noi li trattiamo come funzioni, li aggiriamo, non li comprendiamo – gli fa eco Preziosi -, se crediamo che sono l’assoluto siamo in grado di amare». Se per il Santo “Solo dalla radice dell’amore può scaturire il bene”, colpisce quando dice “Amate, e fate ciò che volete”.