Everett Ulysses McGill è tornato. Lo sguardo ammicante, un completo grigio dal taglio impeccabile ed una nuova ed inconsueta fobia per la rosea compattezza delle sue gengive, illuminate dallo scintillio di una candida e famelica dentatura. I Coen tornano a scovare il loro mai dimenticato “fratello” e con un salto temporale d’ottant’anni, giorno più giorno meno, lo trascinano da un Mississippi in piena depressione economica fino ad una Los Angeles miliardaria, regalandogli la nuova identità di Miles Massey, infallibile avvocato divorzista. Ad attenderlo un altra inconsueta Odissea tra cavilli e battaglie legali al limite del parossismo, soci preda di facili commozioni ed una sola ed unica avida sirena tentatrice ad interrompere il cammino glorioso dell’ “eroe” solitario. Il volto è sempre lo stesso. Un George Clooney più che mai esilarante ma, soprattutto, divertito. Fiducioso e rispettoso della lucida, geniale follia dei Coen, i quali sembrano amarlo a tal punto da cucirgli addosso il secondo, riuscito ritratto del perfetto “idiota”. Svanita la sicurezza da divo hollywoodiano ed eliminata l’aura magica dell’uomo fascinoso, si spinge oltre ogni limite dimostrando non solo di avere tempi comici ma, soprattutto, di essere dotato di autoironia. Moderno Cary Grant, Clarke Gable, Spencer Tracy e chi vuole ne aggiunga altri. Ma soprattutto un attore attento. Pronto a rubare spunti ironici e variazioni espressive, capaci di trasformarlo nel prototipo esasperato di un comico imbonitore dalla particolare attitudine alla tenerezza, che ben si amalgama con un’atmosfera alla Cukor arricchita da un ironico, stucchevole romanticismo con variazioni di sadismo femminile. La patinata commedia hollywoodiana del rimatrimonio alla Hawks e alla Capra torna a rivivere, così, nell’eterna lotta dei sessi osservata e narrata attraverso l’acuto ed irriverente umorismo nero dei fratelli Coen. Non, dunque, un film prettamente “coeniano”, almeno non pienamente, ma non è fondamentale che lo sia. Sicuramente una sperimentazione dallo stile più convenzionale rispetto alle immagini utilizzate per “L’uomo che non c’era” e “Fargo”. Un film più lineare, in cui l’emozioni sono espresse attraverso i personaggi ed i loro volti, ma l’impronta pura e moderna di Joel ed Ethan si avverte. Stravolge le regole della tradizione. Continua a celare dietro l’evidente ciò che così palese non è. Arrichisce una vicenda dai tradizionali parametri narrativi, con il proliferare di camei di Billy Bob Thornton, Geoffrey Rush e Jonathan Hadary. Fino a a condurre ed innalzare Catherine Zeta-Jones a sofisticata e spietata compagna/antagonista di un George Clooney dallo sguardo esterefatto e disarmato.Tutto pur di svelare quanto scompiglio, ancora oggi, possa creare una semplice “costola di Adamo”.
di Tiziana Morganti