Il noir passionale di Zangardi
Sembra proprio che, finalmente, i registi italiani stiano iniziando a prender coraggio e sperimentino nuove formule distributive, per sfidare le logiche di mercato imposte dalle grandi major cinematografiche, la cui posizione dominante di fatto “stritola” le pellicole indipendenti. È proprio questo il caso del nuovo film di Tonino Zangardi, con Sara Forestier, Adriano Giannini, Goya Toledo, Luca Lionello, Monica Guerritore e Alessandro Haber, dal titolo Sandrine nella pioggia, recentemente presentato alla stampa e uscito nelle sale italiane dal 20 aprile. Il lungometraggio è stato finanziato e prodotto privatamente dall’imprenditore piacentino Pier Luigi Corvi Mora e poi ceduto ad Atlante Film, dello stesso Zangardi, società che si è adoperata per consentirne la diffusione nei cinema delle principali città italiane, secondo uno schema di programmazione che privilegia la durata piuttosto che la quantità di schermi in contemporanea, restituendo così un ruolo centrale al passaparola del pubblico, veicolo promozionale che, nei tempi lunghi, ha molto più valore di qualunque costosissima campagna pubblicitaria. Il regista, noto al pubblico per film come Allullo Drom con Isabella Ferrari, Prendimi e portami via con Valeria Golino e Ma l’amore sì con Annamaria Barbera (alias Sconsolata), ha definito quest’ultimo suo lavoro un “noir passionale”.
Al centro del racconto, la surreale storia di Sandrine (Sara Forestier), una misteriosa e tormentata ragazza francese che, in un giorno di pioggia, piomba inaspettatamente nella vita di Leonardo (Adriano Giannini), attraente poliziotto mantovano, per vendicare sua sorella Martine. L’uomo, infatti, nel corso di una sparatoria avvenuta poco tempo prima tra forze dell’ordine ed alcuni banditi reduci da una rapina in banca, l’aveva accidentalmente colpita con un proiettile, causandone la morte. Tuttavia, il desiderio di vendetta di Sandrine, si estingue quando il suo immenso dolore incontra il senso di colpa di Leonardo e tra loro esplode la passione. Una passione che sfocia ben presto in una sorta di perversione emotivo-sentimentale destinata a logorare l’animo di entrambi, fino all’inevitabile separazione perché, come dice sentenziosamente Sandrine: «Tutto finisce nella vita e di quel che non finisce, prima o poi ci si stufa».
Un prodotto ben confezionato, diretto con mano sicura dal bravo Zangardi, che si avvale dell’ottima fotografia di Gianni Mammolotti, in un inquietante gioco di luci e di ombre che trasmette allo spettatore coinvolgenti vibrazioni, in grado di valorizzare al massimo anche le piccole incertezze della sceneggiatura, scritta a quattro mani, oltre che da Zangardi, anche dal noto attore-regista Angelo Orlando. Senza dubbio, insolita e originale l’idea di ambientare l’intrigante vicenda in una città come Mantova: così poco raccontata dal cinema, eppure estremamente interessante per il suo affascinante contrasto tra la suggestiva Valle del Pò e l’industrializzata zona delle grandi raffinerie. Particolarmente piacevole, inoltre, il tema musicale ricorrente, opera di Gaetano Carotenuto, qui anche attore in un ruolo ambiguo e sgradevole. Molto professionali gli interpreti principali, tutti credibili nel personaggio loro assegnato: dalla Forestier, considerata tra le maggiori promesse del cinema francese, a Giannini, che ricordiamo al fianco di Madonna nel remake di Travolti da un insolito destino…, da Luca Lionello, che disegna con bravura la figura di un insolito commissario, ad Alessandro Haber, un nome che è una garanzia di qualità e bravura. Infine, da segnalare l’intensa interpretazione della Guerritore che riesce incredibilmente a rendere comunicativo ed assordante anche il più lungo dei silenzi cinematografici.
Insomma, pur con qualche minima imperfezione qua e là, peraltro, salvo rare eccezioni, inevitabile in qualunque film, Sandrine nella pioggia si può ritenere un’opera nel complesso più che riuscita ed auguriamo al coraggioso regista un percorso che ripaghi i sacrifici, l’impegno e la passione profusi prima per realizzarlo e adesso per imporlo al grande pubblico.