La televisione che non c’è. La propone Michele Santoro che torna il 22 e 29 giugno in prima serata su Rai2 con M, un nuovo format sperimentale per arginare l’invasione degli omologati schemi americani su cui, è la sua frecciata alla Rai, “si appiattisce anche il servizio pubblico, tradendo la sua missione” . Una sorta di numero zero in onda in due serate per raccontare Adolf Hitler con un complesso viaggio fatto di racconto, filmati, performance, dibattiti, nel mistero di questa enorme personalità e sollevare qualche interrogativo sul presente, chiedendosi se è ancora un fenomeno sotto pelle che si potrebbe ripresentare sotto altre forme.
La parola chiave del programma è contaminazione, di punti di vista e prospettive, di linguaggi: quello del cinema, del teatro, della televisione. Ci sarà un piccolo sceneggiato in cui l’attore Andrea Tidona nei panni del fuhrer si difenderà usando proprio le sue parole mentre nei filmati si ricostruirà anche la relazione incestuosa di Hitler con la nipote di secondo grado. In studio un pubblico di giovani parteciperà alla discussione.
“E’ un esperimento innovativo per riflettere sul passato e sull’attualità, un artigianato di lusso che non poteva partire a livello industriale” spiega il direttore di rete Ilaria Dallatana, per giustificare la toccata e fuga di Santoro in due sole puntate. Amareggiato per non aver conquistato in Rai la patente dell’ufficialità come, ad esempio, i colleghi Vespa o Fazio, lui chiede a gran voce uno spazio per i giovani produttori indipendenti, offuscati dall’inesorabile e spesso ingiustificata presenza nei palisesti di programmi prodotti di società e agenti di spettacolo come Endemol, Magnolia, Presta, Caschetto, in barba anche alle copiose forze interne. “Ho quasi nostalgia della Rai lottizzata – si lamenta -, siamo tornati indietro di quarant’anni, viale Mazzini deve darsi una scossa per far leva sul sistema e indurlo al cambiamento”.