Dopo il grande successo di La finestra di fronte e lo scivolone di Cuore sacro, il regista turco Ferzan Ozpetek per il suo sesto film sceglie un melodramma dalle sfumature generazionali ed intimiste. Saturno contro, girato ed ambientato tra Roma ed il Circeo in uscita nelle sale dal 26 febbraio con 430 copie, nasce sotto l’influsso di una co-sceneggiatura firmata come al solito dalla coppia Romoli/Ozpetek e dal ritorno sullo schermo di alcune “fate ignoranti”. Accanto a Stefano Accorsi e Margherita Buy si affiancano Serra Yilmaz, Pierfranceco Favino, Milena Vukotic, Ennio Fanatstichini ed i televisivi Luca Argentero ed Ambra Angiolini. Un cast numeroso per dare voce ad un film corale dove vero protagonista è l’incontro tra due generazioni, i trentenni ed i quarantenni, che mai come in questi ultimi tempi scoprono similitudini inaspettate. Nel pieno di una profonda crisi delle ideologie e dell’esaltazione dell’affermazione economica del singolo, i protagonisti riscoprono il valore del “gruppo”. Il bisogno di protezione e sicurezza non è più soddisfatto dal successo personale, ma richiede la presenza attiva degli altri attraverso l’amicizia ed il formarsi di famiglie allargate e poco istituzionali. In questa confusione ed instabilità emotiva si colloca l’inseparabilità dei coniugi Accorsi/Buy ( Antonio/Angelica), incapaci di porre fine ad un matrimonio logoro ed esaurito e l’amore tra Argentero ( Lorenzo) e Favino (Davide) in grado di sfidare il concetto stesso di morte. A completare il quadro un gruppo coeso, tenuto insieme dal bisogni incessante di dare e ricevere affettività. Una famiglia allargata dalle molte fragilità intenta ad esternare in una sorta di psicodramma collettivo che, in alcuni casi, intimorisce più che rassicurare. Molte le tematiche messe in evidenza, forse troppe. Tra accenni all’attualità dei Dico, al problema dell’eutanasia ed ai diritti di coppie non “legittimate”, Saturno contro è un film che somiglia molto al suo regista, divenuto cittadino italiano da non molto, mettendo in moto un cinema che richiama elementi ricorrenti quale la cucina intesa come momento di aggregazione, l’amore per i dolci che non manca mai ( siano torte alla frutta o profiteroles), l’isolamento dei luoghi ( l’intera vicenda si svolge in maggior parte in interni) per finire con una fuggevole ma pur tangibile presenza della città e del quartiere Ostiense.
E se in tutto questo s’introduce la vita esterna con le sue problematiche sociali è solamente una casualità non voluta. ” Da un certo punto di vista sono stato fortunato. Ho fatto un film proprio nel momento in cui si stanno discutendo certe leggi .- confessa Ozpetek– Ma la mia intenzione era solamente quella di parlare di sentimenti e non di toccare dei temi sociali. Ho raccontato una parte della mia vita, perché ogni personaggio rappresentato è realmente un membro della mia famiglia”. Ma al di là di tutto, il fulcro di questo film forse troppo colmo per risultare sempre fluido e costante è da rintracciare nel timore del distacco, nella ricerca dell’altro che porta alla formazione di una famiglia, qualunque forma essa assuma, e nella paura di gestire un allontanamento così definitivo come la morte. ” Partiamo dal fatto che io ho delle difficoltà con il principio stesso di separazione. – continua Ferzan – Se vado a comprare due confezioni di caffé e sullo scaffale ce ne sono tre li acquisto tutti, oppure ne prendo uno solo per non lasciare l’altro da solo. Ma a parte questo non concepisco come due persone, dopo essersi amati per molti anni ed aver condiviso la loro vita, possano improvvisamente non incontrarsi mai più. Deve esserci, dopo il dolore iniziale, un modo per continuare a volersi bene”. Sempre per rimanere nella sua tradizione cinematografica, anche in questo caso Ozpetek cede alla tentazione di una contaminazione di strumenti e terreni espressivi, mettendo a confronto attori profondamente cinematografici con personaggi prettamente televisivi. Se Ambra Angiolini ( Roberta) sorprende per una prova d’esordio buona quanto inaspettata, a Luca Argentero sono toccate le responsabilità maggiori nel tentativo di rendere credibile un confronto con un attore d’esperienza come Favino. In una girandola di nuovi e vecchi amori Accorsi torna a farsi sedurre dal personaggio di un marito infedele, Margherita Buy accetta l’ennesima parte da cornuta ( forse essendo capricorno ascendente toro saprà anche come usare i fastidiosi e poco opportuni accessori), mentre Ennio Fantastichini ( Sergio) e Lunetta Savino ( Minnie) danno vita ad un incontro dotato di tenera leggerezza, dietro la quale si nasconde l’essenza di tutto il film: la necessità degli altri per poter essere felici.
di Tiziana Morganti