Un complesso e poetico road movie dell’anima, in equilibrio tra vita e rappresentazione, dove le solitudini dei personaggi si sfiorano, si guardano allo specchio, provano a decifrarsi. Li sviscera nel profondo del loro essere Hamaguchi Ryusuke nel film Drive My Car con Nishijima Hidetoshi, Miura Toko, Kirishima Reika, nelle sale dal 23 settembre distribuito da Tucker Film.
Tratto dall’omonimo racconto di Murakami Haruki, Premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes, il regista propone tre ore scarse di introspezione nella contorta psiche dei protagonisti: un introverso regista teatrale che non riesce a superare la perdita della moglie, un misterioso giovane attore scelto per interpretare Zio Vanja di Anton Čechov al festival di Hiroshima, una giovane donna silenziosa incaricata di fargli da autista.
Il quarantatreenne regista nipponico ha deciso di trasformare in film il racconto breve di Haruki perché le interazioni tra i due personaggi principali avvengono all’interno di un’auto, innescando i suoi ricordi. “Certe conversazioni, conversazioni intime, possono nascere solo all’interno di quello spazio chiuso e in movimento – spiega -. Un luogo, in realtà un non-luogo, che ci aiuta a scoprire aspetti di noi stessi mai mostrati a nessuno. O pensieri che, prima, non sapevamo esprimere con le parole”.
Ha scelto di far rappresentare Zio Vania ai personaggi perché il modo di vivere la vita nel romanzo ben si relazionava all’esperienza del protagonista del film, particolarmente schivo, e molti dialoghi ben riflettevano i suoi pensieri.
Al centro della storia una Saab 900 rossa d’epoca che macina chilometri e pensieri. L’autore gioca con Čechov e costruisce un’altissima riflessione sul potere del linguaggio, sui labirinti dell’amore, sulla capacità di rapportarci alle altre persone. Un viaggio dentro ogni presente doloroso che cerca un’ipotesi di futuro. La ricerca di un senso della vita che è anche ricerca della propria intimità, accettazione delle zone d’ombra, desiderio di relazione con il mondo esterno.