Da Mark Waters, il regista di Mean Girlse Quel pazzo venerdì, arriva una nuova divertente commedia tratta dal romanzo best-seller Se solo fosse vero, dello scrittore francese Marc Levy. La storia, come lascia immaginare il titolo, ha a che vedere con il mondo soprannaturale e racconta, infatti, dell’insolito amore tra un uomo solitario e disilluso nei confronti della vita (interpretato da Mark Ruffalo) e il tenero e vispo fantasma di una giovane donna finita in coma dopo un incidente (Reese Witherspoon). Anche se parrebbero esserci i presupposti per un dramma strappalacrime, il film riesce invece a non assumere mai toni troppo tragici o seriosi e, al contrario, segue un ritmo veloce e accattivante mantenendo sempre in giusto equilibrio le parti commoventi e quelle più comiche ed esilaranti. Come era accaduto con le due precedenti commedie di Waters, anche questa volta è soprattutto lo script, (affidato nuovamente a Leslie Dixon affiancata qui da Peter Tolan, sceneggiatore del famoso Terapia e pallottole) ad orchestrare efficacemente le dinamiche del racconto: i dialoghi, serrati e frizzanti, sono costruiti su misura intorno ai due protagonisti e alla loro differente verve comica. Reese Witherspoon si conferma la regina delle commedie romantiche e il suo personaggio fa da giusto contrappeso a quello, più cupo e spigoloso, affidato ad un accigliato ma convincente Mark Ruffalo, che dimostra ancora una volta un talento non indifferente nell’interpretare ruoli sia drammatici (nei precedenti Se mi lasci ti cancello o I giochi dei grandi) che leggeri.
Anche i personaggi secondari, (tra i quali spiccano una vicina di casa sexy e disinibita e un amico psichiatra lui stesso da psicanalizzare) sono particolarmente azzeccati e rappresentano molto più che un semplice contorno alla storia. Nonostante il tema dell’incontro-scontro tra mondo terreno e ultraterreno non sia certo una novità al cinema, (come non ricordare, uno su tutti, il romantico Ghost), in Se solo fosse vero viene affrontato con la giusta dose di ironia e leggerezza, non rinunciando nemmeno, in alcune scene, a divertenti citazioni di altri film del genere, come l’indimenticabile Ghostbusters. L’autoironia dimostrata dal regista, però, finisce col crollare verso la parte conclusiva del film: il finale, con tanto di immancabile riflessione sul significato del destino, è infatti scontato e tirato troppo per le lunghe, e ha come risultato quello di appesantire inutilmente la storia e il brio narrativo che l’aveva caratterizzata fino a quel momento. A parte questa nota stonata, Se solo fosse vero unisce e sfrutta al meglio i pregi della commedia romantica e quelli della commedia surreale, senza eccedere mai nell’uno o nell’altro verso, garantendo momenti irresistibilmente comici. Un’osservazione, infine, per i più attenti, va fatta sulla presenza nel film del promettente attore Jon Heder, protagonista del discusso e originale Napoleon Dynamite, uscito nelle nostre sale pochi mesi fa.
di Valentina Domenici