Con dissacrante ironia ed un umorismo dai toni adulti e graffianti Shark Tale, nuova opera d’animazione nata dalla Dreamworks, dissolve qualsiasi facile dubbio di emulazione nei confronti del poetico e pittorico mondo marino creato dalla Pixar per Alla ricerca di Nemo. Al di là dell’ambientazione acquatica la vicenda di Oscar, giovane ed intraprendente pesce dedito ad avventure rocambolesche, si discosta dalla visione ricreata per la Disney per atmosfera, scenografia e caratterizzazione dei personaggi. Mentre i tecnici e i disegnatori della Pixar hanno accolto la sfida di rappresentare graficamente un mondo sottomarino concentrandosi sulla fedele riproduzione di movimenti, forme e mutamenti cromatici, Michael J. Wilson e Rob Letterman hanno deciso di puntare su di una sceneggiatura capace di rispettare non solamente i classici ritmi di un lungometraggio non animato ma, soprattutto, di abbandonare la descrizione dettagliata del reale per lasciarsi andare ad una parodia sfrenata già testata ed utilizzata per Shrek. A quanto pare alla Dreamworks ciò che amano fare con particolare gusto è proprio ridere di loro stessi e dei generi che hanno decretato il successo della cinematografia americana.
In questo caso ad essere preso di mira dallo sguardo satirico è il gangster movie (Il Padrino, Gli Intoccabili) che risulta effervescente, dinamico e di sicuro impatto veicolato da un sense of humor sconosciuto alle regole originali del genere. Sorvolando sulle inopportune recriminazioni di una comunità italo-americana sentitasi offesa per alcuni riferimenti mafiosi, tutto assume una dimensione assolutamente ludica se si osserva con ironia il lavoro di precisa caratterizzazione fisica e vocale prodotta sui personaggi. All’interno di una New York acquatica fatta di quartieri popolari e grattacieli lussuosi, si aggira una popolazione multi-ittica a cui Jenson, Bergeron e Letterman hanno regalato fattezze, desideri e limiti del tutto umani: una caratterizzazione che esalta particolarmente lo spavaldo ed arrogante squalo Don Lino, “padrino” della barriera corallina, dal chiaro accento siciliano con un inconfondibile neo alla De Niro, ed Oscar, fantasioso pesciolino dai gusti rap/pop che, nonostante la sua evidente somiglianza con Will Smith, perde provvisoriamente il senso della realtà indotto in tentazione da una seduttiva ed avvolgente Lola dalle “prepotenti” labbra alla Angelina Jolie. Dunque un prodotto che per sua stessa natura si allontana da qualsiasi intenzionale offesa etnica, capace di conquistare sicuramente un pubblico sempre più adulto per quella sana e a volte poco seguita propensione all’autoironia.
di Tiziana Morganti