Ogni Natale arrivano, pronti a sbancare il botteghino, i colossi d’animazione statunitensi. Ogni anno, inevitabilmente, ce li godiamo monchi per via del doppiaggio. In questo caso ci ‘toccano’, al posto di Brad Pitt e Catherine Zeta-Jones, niente di meglio che Pino Insegno e Claudia Gerini. Scelte discutibili e poco credibili, soprattutto per come i rispettivi timbri mal si adattano ai ‘colori’ dei personaggi cui ‘danno voce’.
Detto questo, il film Dreamworks diretto da Tim Johnson e Patrick Gilmore fila veloce, dritto e a gran ritmo. Intrattiene, non ha le ambizioni del film che deve spostare un palmo più in là gli standard tecnologici d’animazione, ma funziona. Funziona soprattutto per come connette l’esplorazione dello spazio, che è l’essenza dell’avventura per mare, al gioco di superfici mobili e cangianti che l’animazione permette, essendo ‘alleggerita’ dalle restrizioni imposte dalla realtà materia e dalle esigenze di realismo. È un grande film di spazi che si lambiscono, si sfiorano, si mescolano. L’acqua, si sa, è l’elemento camaleontico per eccellenza, prende forma a seconda del ‘contenitore’. Gli oceani solcati da Sinbad sono così, mutevoli e gravidi di sorprese, provengano esse da sotto il pelo dell’acqua con le sembianze di mostri marini, o da sopra, incarnate nel canto di sirene incantatrici (una delle grandi sequenze del film, assieme a quella dell’atterraggio di Sinbad e Marina nei deserti di Tartaro). In questo contesto, agisce per straniamento la mescolanza di 2D (i personaggi principali) e 3D (la maggior parte degli spazi): ciò che a prima vista ci fa guardare a Sinbad, Marina e Proteo con occhio esigente e insoddisfatto (in meri termini di progresso tecnologico), ci permette, probabilmente, di godere maggiormente delle loro ‘evoluzioni’ aeree, marine e terrestri. Oltre ad essere in linea, aggiungiamo, con il recupero ‘old-fashioned’ delle leggende da mille una notte e dei miti greci. A questo proposito, in tempi di svalutazione e avvilimento dell’attività umanistica, è bello oltre che ben contestualizzato che a garantire la pace dei popoli ci sia un Libro da custodire gelosamente.
di Giorgio Nerone