Striscia, una zebra alla riscossa (titolo originale Racing Stripes) ci conferma quanto il filone dei film con amimali come protagonisti vada sempre forte, sia che essi siano il risultato della fantasia dei disegnatori o, come in questo caso, animali in carne e ossa addestrati e doppiati. La storia in questione ha come protagonista l’unico animale che mancava finora all’appello: dopo leoni, maialini e squali questa è la volta di una tenera zebra, chiamata emblematicamente “Striscia”, poco sicura della sua identità e convinta di essere un cavallo da corsa “riuscito male”. Le aspettative di Striscia si scontreranno con le dure leggi di madre natura che la rendono inevitabilmente diversa dagli altri cavalli purosangue che corrono e vincono. Come avviene sempre, dietro storie come queste c’è una morale e anche stavolta questa tocca problematiche universali: la piccola zebra è l’emblema della diversità che spaventa e fa allontanare chi si considera “normale”. Ovviamente, come in ogni favola che si rispetti, la fine vedrà il trionfo della tolleranza e l’amicizia contro il pregiudizio. Il vero punto forte del film, come è facile prevedere, sono i personaggi a quattro zampe: tra i tanti spiccano un pony che addestra i cavalli per le corse, una capra che dispensa saggi consigli (doppiati nella versione originale da Dustin Hoffman e Whoopi Goldberg), un pellicano ex sicario della mafia ora in fuga e una coppia di mosche cavalline assolutamente esilaranti. Nonostante sia destinato soprattutto a un pubblico di giovanissimi, questo film risulta nel complesso gradevole e divertente per tutti, anche per quelli che hanno superato la soglia dei dieci anni.
di Valentina Domenici