In uno sceneggiato a puntate le radici toscane di Cinzia Th Torrini
I feuilleton in costume sono come il pane per Cinzia Th Torrini. La regista fiorentina che strizzò i cuori di milioni di telespettatrici con le vicende di amore e violenza dell’eterea Elisa di Rivombrosa, lanciando la Puccini e facendo conquistare le vette dell’Auditel all’ammiraglia Mediaset, ora ritenta il colpaccio per la concorrenza di viale Mazzini. Domenica 17 ottobre parte in prima serata su Raiuno Terra Ribelle, un’altra storia epica in sette puntate, ambientata a fine ‘800 nella ruvida Maremma toscana. Gli ingredienti per far successo ci sono tutti: amicizia tradita per i begli occhi della stessa amata, matrimoni per interesse di nobili fanciulle impoverite con ricchi e ruvidi mandriani, intrighi, tradimenti, fame e peste, briganti, figli illegittimi che da poveri (forse) diventeranno padroni e, quasi certamente, l’immancabile happy end.
La storia si gioca tutta sull’amicizia fraterna tra il buttero (mandriano) povero, ma bello, e il figlio del ricco e volgare proprietario di enormi mandrie di vacche e equini. All’arrivo del nobile e squattrinato fiorentino (un eccellente Mattia Sbragia) che vuol scambiare col rozzo latifondista (il bravissimo Maurizio Mattioli) figlia e titolo per il saldo dei suoi debiti, tra i due giovani si scateneranno invidie, gelosie, ripicche, vendette, e chi più ne ha… «Sono partita dalla realtà della storia di fine ‘800 della Maremma, terra di butteri e grandi latifondisti, per raccontare una vicenda di amicizia e amore – conferma la Torrini -. Ho cercato di unire alcuni spunti storici come la lotta al brigantaggio, il fallimento della Banca Romana, la vicenda di Pia de’ Tolomei di dantesca memoria, e molto altro, attraverso l’uso di vari generi come il melò, l’avventura, il dramma storico. Il progetto è nato dalla mia passione per i cavalli e dall’amore per un territorio che sin da bambina, quando mi parlavano della Maremma, nella mia fantasia prendeva le sembianze di un luogo dove la natura era selvaggia, aspra, difficile e affascinante».
Però ha dovuto girare tutto in Argentina, l’unica terra in grado di offrire paesaggi tanto affascinanti e sconfinati non sviliti nei secoli dalla mano dell’uomo (e magari anche a costi minori). Fotografia, dunque, mozzafiato. Belli, anche stavolta, i giovani protagonisti: due argentini (Rodrigo Guirao Diaz, celebre per l’interpretazione della serie Il mondo di Patty, e Sabrina Garciarena) e due italiani (Anna Favella e Fabrizio Bucci) per “opportunità” di co-produzione (ossia per vendere al meglio all’estero il prodotto finito), sapientemente ripresi dalla regista che ne sottolinea gli sguardi a colpi di primi piani. «Per strizzare l’occhio a Sergio Leone» azzarda lei, che definisce il telefilm “un romantico western”, dove non mancano i rodei, le cavalcate, le scazzottate nella malfamata taverna tra briganti e prostitute. Intense le musiche di Fabrizio Bondi con una versione inedita della canzone Maremma amara cantata da Gianna Nannini. «Terra Ribelle – conclude Cinzia Th Torrini – è una serie che ha la mia impronta su ogni scena, su ogni fotogramma, su ogni scelta di musica, montaggio, fotografia. È frutto di duro lavoro, ma anche di tanto amore». Un grande affresco popolare che appassionerà gli amanti del melò, incollandoli a milioni davanti alla tv.